Workers Buyout: il coraggio di trasformarsi da dipendenti a imprenditori, nel racconto di chi ha investito sul proprio futuro. Ne abbiamo parlato in Camera di Commercio a Ferrara

“Una proposta concreta, che mette al centro i lavoratori e consente di superare il puro assistenzialismo per puntare, invece, ad una rinascita imprenditoriale”. Con queste parole il portavoce dell’Alleanza delle Cooperative di Ferrara Nicola Folletti ha aperto il seminario di approfondimento dedicato alle esperienze di Workers Buyout, le cooperative di lavoratori che rilevano l’attività dell’impresa d’origine e danno così nuove prospettive occupazionali e di sviluppo economico al proprio territorio. Il seminario, moderato dal giornalista Alberto Lazzarini, è stato promosso dall’Alleanza nell’ambito della Settimana Estense della Camera di Commercio, che ha ospitato l’iniziativa nella propria sala conferenze.

Oggi raccontiamo le storie di chi non si è rassegnato, ha deciso di mettersi in gioco e ce la sta facendo – ha annunciato nel suo intervento il presidente di Legacoop Estense Andrea Benini –. I dati ci dicono che, dall’inizio della crisi, in media falliscono nella nostra provincia 2.500 imprese all’anno. Di queste, circa il 6% ha le caratteristiche giuste per poter valutare un’ipotesi di workers buyout, con il sostegno di associazioni di categoria, sindacati e istituzioni”.

“La sostenibilità economica e sociale di un progetto di workers buyout vengono valutate con rigore nei minimi dettagli”, precisa Alessandro Viola di CFI Cooperazione Finanza e Impresa. Una volta approvato il business plan, infatti, entrano in gioco i fondi mutualistici delle centrali cooperative e CFI, società partecipata dal Ministero dello Sviluppo Economico, che possono raddoppiare il capitale sociale investito dai soci lavoratori, spesso costituito dagli ammortizzatori sociali anticipati interamente dall’Inps. “All’inizio quello che serve davvero ai lavoratori – prosegue Viola – è il prezioso affiancamento e il know how messo a disposizione dalle associazioni cooperative: il passaggio da lavoratori a imprenditori richiede un’importante lavoro di consapevolezza e acquisizione della capacità di leadership, senza il quale il progetto non può decollare”.

Il presidente della Camera di Commercio Paolo Govoni parla “di una proposta virtuosa per lo sviluppo del territorio, su cui l’Ente camerale ha interesse ad investire con appositi bandi”. La parola è poi passata agli imprenditori. Matteo Tomasi, presidente della Lavanderia Girasole di Comacchio, che in due anni ha già raddoppiato il numero di addetti, rilancia una richiesta alle istituzioni: “è fondamentale la presenza di un temporary manager, di cui ho sentito la mancanza nel difficile passaggio da operario a imprenditore”. A proposito della Girasole è intervenuto anche Marco Corazzari della CGIL, che sottolinea l’importanza di “aver fatto nascere un’esperienza di legalità in un settore martoriato dal lavoro irregolare”. Vincenzo Cangiano della cooperativa Arbizzi racconta l’esperienza dell’unico caso di workers buyout nato da un mancato ricambio generazionale, in quanto “il proprietario ha scelto di cedere l’azienda per occuparsi di altro e ha trovato nei suoi stessi dipendenti le persone di fiducia che potessero proseguire il suo progetto”. Cataldo Ruppi di Alfa Engeneering sottolinea come “la formazione sia un fattore imprescindibile su cui abbiamo investito fin da subito, assumendo 8 giovani under 30 che abbiamo fatto crescere al nostro interno”. Luigi Patanè di Soles Tech racconta come “sia stato sorprendente vedere tante persone che hanno avuto il coraggio di rischiare e investire. Molti di noi non conoscevano le cooperative, alcuni le guardavano con sospetto. Oggi, anche grazie alle associazioni, possiamo dire che la cooperativa è uno degli strumenti più preziosi che abbiamo a disposizione per far ripartire il nostro Paese”.

[Massimo Tomasi della Lavanderia Girasole]

 

[Vincenzo Cangiano della Cooperativa Arbizzi]

 

[Cataldo Ruppi di Alfa Engeneering]

 

[Luigi Patanè di Soles Tech]

 

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