Congiunturale Cooperazione Produzione e Servizi: chiusura positiva per il 2023, preoccupazioni sul 2024. Carenza manodopera, aumento tassi di interesse e costo materie prime le principali criticità

La carenza di manodopera, l’accresciuto costo del denaro determinato dall’aumento dei tassi di interesse e i rincari sui materiali e le materie prime sono criticità che fortemente condizionano l’attività della cooperazione di produzione e servizi. Dopo una chiusura positiva del 2023, le imprese prevedono un’inversione di tendenza sulle aspettative dei prossimi mesi, che si inserisce in un complessivo peggioramento delle previsioni riguardo all’andamento del contesto macroeconomico italiano.

Queste i principali indicatori che emergono dall’ultimo Rapporto Congiunturale sugli andamenti della cooperazione di produzione e servizi di Legacoop effettuata dall’Area Studi di Legacoop in collaborazione con Legacoop Produzione e Servizi su rilevazione Ipsos.

Dallo studio emerge una chiusura positiva del 2023 per le cooperative aderenti a LPS, in linea con i dati della rilevazione nazionale recentemente pubblicata dell’Area Studi Legacoop. L’83% della cooperazione di produzione e servizi ha registrato un utile, il 34% ha aumentato il valore della produzione e il 28% l’occupazione. Risultati raggiunti nonostante le forti problematiche, in primis la carenza di manodopera, cui seguono l’aumento dei costi energetici e delle materie prime, l’accresciuto costo del denaro determinato dall’aumento dei tassi di interesse e più stringenti condizioni di accesso al credito. Aspetti che condizionano anche le aspettative per i prossimi mesi dove, rispetto alla rilevazione effettuata a luglio scorso, pur restando prevalenti le indicazioni di un quadro di stazionarietà della domanda (espresse dal 64%) e di stabilità dell’occupazione (70%), cala di 9 punti percentuali (dal 24% al 15%) la quota di chi prevede un aumento della domanda e di 7 punti (dal 23% al 16%) la quota di chi prevede un incremento dell’occupazione. Previsioni che si iscrivono nel quadro generale di un crescente pessimismo sull’andamento del contesto macroeconomico italiano, dove cala di ben 11 punti (dal 18% al 7%) la quota di chi ne vede un’evoluzione favorevole, mentre cresce di 9 punti (dal 25% al 34%) la quota di chi prevede una dinamica in peggioramento.

L’analisi ha preso in esame anche le dinamiche dell’ultimo quadrimestre del 2023. In questo periodo, il 65% delle cooperative registra una stabilità della domanda destagionalizzata di prodotti/servizi (8 punti in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente); il 20% indica un incremento (una percentuale maggiore di 5 punti rispetto al dato della congiunturale nazionale), con incrementi maggiori del dato medio nel settore dell’archeologia e beni culturali (33,3%), del trasporto persone (33,3%) e delle costruzioni (30,6%). In confronto al quadrimestre precedente, non muta il quadro complessivo del livello della domanda di prodotti e servizi, che risulta stazionario per il 64%, in crescita per il 21% e in diminuzione per il 15% (quindi con un saldo leggermente negativo, -5%). Riguardo all’occupazione, la prevalenza delle cooperative (il 69%) l’ha mantenuta stabile; aumenta di 1 punto la quota di quelle che l’hanno diminuita (il 10%) e di 2 punti la quota di quelle che l’hanno aumentata (il 20%), con un saldo positivo di 10 punti. La maggiore concentrazione di cooperative che registrano incrementi occupazionali si osserva nei comparti della ristorazione (66,7%), dell’archeologia e beni culturali (33,3%) e delle costruzioni (30,6%).

Le aspettative per i prossimi quattro mesi, pur di segno complessivamente positivo, registrano qualche segnale di un’inversione di tendenza che si inserisce in un complessivo peggioramento delle previsioni riguardo all’andamento del contesto macroeconomico italiano, con un calo di ben 11 punti (dal 18% al 7%) degli ottimisti, mentre i pessimisti crescono di 9 punti (dal 25% al 34%). Nonostante il 64% delle cooperative si attenda un livello stazionario della domanda, calano le previsioni di aumento (dal 24% al 15%), che vedono una maggiore concentrazione nei settori dell’archeologia e beni culturali (66,7%) e delle costruzioni (25,0%). Dinamiche analoghe si evidenziano per l’occupazione. Se il dato largamente prevalente è quello di stabilità(indicata dal 70%), le prospettive di aumento sono in calo rispetto alla rilevazione precedente (luglio 2023), attestandosi al 16% (-7 punti percentuali). I settori dove è maggiore la percentuale di cooperative che prevedono aumenti occupazionali sono l’archeologia e beni culturali (66,7%) e le costruzioni (33,3%). Resta positiva la propensione agli investimenti: stazionari per il 63%, il 21% ne prevede un aumento, a fronte del 15% che ha pianificato una riduzione (quindi con un saldo positivo di 6 punti). A livello di tendenza generale, il 39% delle cooperative prevede un consolidamento delle attività, il 34% una situazione di stabilità, il 12% un’espansione delle attività, il 7% la realizzazione di alleanze strategiche.

In testa ai problemi registrati dalle cooperative che condizionano la propria attività c’è la scarsità di manodopera (indicata dal 46%, 5 punti in più rispetto alla rilevazione nazionale), seguita dall’aumento dei costi delle materie prime e dei materiali (28%, dato in diminuzione di 13 punti rispetto alla rilevazione di luglio), dall’aumento dei tassi di interesse (27%), dalla liquidità a breve termine (26%) e dall’aumento dei costi energetici (20%, che diminuisce di 6 punti rispetto alla rilevazione di luglio). Cresce poi di 15 punti percentuali, attestandosi al 44% (35% nella rilevazione nazionale) la quota delle cooperative che hanno riscontrato fattori negativi che condizionano l’export. Tra queste, il 64% indica costi e prezzi più elevati e il 57% l’instabilità geopolitica internazionale. Infine, le difficoltà sul fronte del credito. Le cooperative che negli ultimi 4 mesi del 2023 hanno richiesto un finanziamento (il 26%) continuano a rilevare un aumento dei tassi di interesse (il 75%, seppur in numero minore rispetto alla congiunturale di luglio passando dal 90 al 75%), la richiesta di altre condizioni da parte delle banche (35%), l’aumento delle garanzie richieste (33%) e dei tempi di concessione (31%).

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