Emergenza casa: Legacoop Abitanti propone un Piano pluriennale per 50mila alloggi di edilizia sociale

Tornata al centro del dibattito pubblico e politico dopo decenni di silenzio con l’emergere di fragilità che rischiano di produrre tensioni sociali, la questione abitativa rende urgente la definizione di risposte adeguate, anche per quella fascia di popolazione che, pur non avendo i requisiti per accedere al sostegno pubblico, incontra serie difficoltà a trovare soluzioni abitative alle condizioni di mercato. Per questo Legacoop Abitanti propone di attivare un Piano pluriennale per la realizzazione complessiva di 50mila alloggi di edilizia residenziale sociale, da assegnare a canoni ridotti del 30% rispetto a quelli di mercato, candidandosi a realizzarne il 10% (5.000 alloggi) in una logica di partenariato e di coprogettazione pubblico-privato che consentirebbe allo Stato di risparmiare complessivamente 277 milioni di euro, liberando così risorse per l’edilizia residenziale pubblica destinata alle persone più disagiate.

Il Piano è stato presentato questa mattina presso la sede di Legacoop Nazionale a Roma, alla presenza, tra gli altri, del presidente di Legacoop Nazionale Simone Gamberini, della presidente di Legacoop Abitanti Rossana Zaccaria, del ministro delle Infrastrutture e vicepremier Matteo Salvini, del segretario generale della CGIL Maurizio Landini, del vicepresidente di Ance Stefano Betti, di Pierfrancesco Maiorino, membro della segreteria nazionale del Partito democratico con delega al diritto alla casa e di Chiara Braga, capogruppo del PD alla Camera.

“Avanziamo al Governo – ha evidenziato Simone Gamberini, presidente di Legacoop – una proposta concreta per rispondere al bisogno di casa, attraverso un innovativo patto pubblico-privato. Una partnership sostenibile e in grado di attrarre nuovi investimenti. Legacoop si candida a essere il soggetto che può dare una risposta ad una parte importante della domanda di casa”.

“La crisi abitativa che stiamo vivendo e che interessa anche la classe media – sottolinea Rossana Zaccaria, Presidente di Legacoop Abitanti – ci obbliga a ripensare un nuovo modello di offerta di case che, sostenuto anche da risorse pubbliche, vede Legacoop come un soggetto attivo e propositivo. Una proposta pensata all’interno del quadro normativo europeo che adotti appieno il concetto di Servizio di Interesse Economico Generale per l’offerta di alloggi a condizioni di vantaggio rispetto ai valori di mercato”.

“Oggi esiste un’emergenza abitativa. E il diritto dell’abitare non è garantito. È necessario porre il tema di un piano nazionale dell’edilizia pubblica. I periodi che hanno permesso una crescita sono quelli che hanno collegato il diritto alla casa con il diritto a un lavoro dignitoso, oggi siamo in una situazione opposta. È una normalità purtroppo considerare di essere poveri anche lavorando. Una logica inaccettabile”, ha commentato Maurizio Landini, segretario della CGIL.ù

“Nel mondo della cooperazione il prezzo medio di canone degli alloggi offerti è inferiore del 20-30 per cento rispetto ai prezzi di mercato”, ha ricordato Salvini. “Un piano casa deve essere ribaltato totalmente rispetto alle vecchie logiche. Sono almeno 70mila gli alloggi non utilizzati da sistemare e da rimettere sul mercato. Convocheremo un tavolo al ministero prima di Natale”, ha annunciato il ministro, “insieme anche a Comuni, ai settori, alle Fondazioni previdenziali, ai grandi proprietari immobiliari, a Cassa depositi e prestiti, alla Bei e altri soggetti interessati. Coinvolgere centinaia di cooperative con migliaia di soci è fondamentale. A Legacoop manderò l’invito e sicuramente sarà intorno al tavolo. Da un soggetto come Legacoop, che gestisce bene il patrimonio abitativo della casa, mi aspetto che sia tra i protagonisti di questo percorso”.

“L’Italia non è Milano”, ha commentato Stefano Betti. “Un sistema di casa che sia anche relazione sociale e base integrata per la comunità va declinata a seconda dei diversi territori. Cominciare a pensare in modo modulare è indispensabile per lavorare in modo concreto”. Per Maiorino “c’e la necessità di articolare sempre di più il confronto su questo tema. L’abitare sociale può tenere assieme temi come riuso, riqualificazione, emergenza sociale e climatica”. Chiara Braga: “C’è una fascia molto consistente di persone che non potrà accedere neanche a soluzioni di edilizia residenziale pubblica. Le proposte oggi illustrate potrebbero rientrare tra i servizi di interesse economico generale, che vedono un presupposto fondamentale nel ruolo centrale del governo. Nel parlare di un bisogno dell’abitare c’è un tema non eludibile di potenzialmento e risposta di offerta e servizi”.

Lo schema finanziario innovativo prospettato nella proposta di partnership può attrarre anche risorse finanziarie già esistenti, ad esempio quelle della Banca Europea degli Investimenti o della Banca del Consiglio d’Europa, che altri paesi utilizzano efficacemente scommettendo su soggetti attuatori non speculativi e puntando sulla cooperazione di abitanti come uno dei protagonisti di questa strategia. Per questo Legacoop Abitanti -c he da tempo promuove il concetto di servizio abitativo, ovvero di un’offerta che non si limita a un alloggio a condizioni sostenibili, ma prevede anche servizi che promuovano il senso di comunità- propone un modello che guarda alle migliori esperienze europee. In particolare con l’adozione del concetto e delle caratteristiche di Servizio di Interesse Economico Generale (SIEG), che comprende anche l’edilizia abitativa sociale, nel quale, con un contributo pubblico aggiuntivo alle risorse proprie, si riesce a dare risposte quantitativamente superiori a quelle ottenibili con il solo utilizzo delle risorse pubbliche. Oltre a consentire l’attivazione di fonti di finanziamento europee e a prevedere tutti gli aspetti legati alla gestione del servizio abitativo il riferimento al SIEG può garantire da un lato un quadro normativo chiaro per quanto riguarda il ruolo e le attività del privato in termini di costi, remunerazione, e margini; dall’altro, il perseguimento dell’interesse pubblico, ovvero un canone commisurato alla reale condizione di bisogno delle persone. In sintesi: elementi di sostenibilità per il pubblico e per il privato in una forma di collaborazione virtuosa e soprattutto trasparente.

Un Piano Nazionale per l’Abitare: obiettivo e articolazione

Come già detto, l’obiettivo del Piano di Edilizia Residenziale Sociale proposto da Legacoop Abitanti è quello di realizzare alloggi in locazione attraverso il recupero di immobili esistenti o la costruzione di nuovi con interventi di rigenerazione urbana, e quindi senza consumo di suolo, per dare una risposta a quella parte di popolazione che non riesce ad accedere alle proibitive condizioni del mercato immobiliare ma che non è tutelata dalle azioni dei soggetti pubblici. Rispetto alle esigenze della domanda abitativa di Edilizia Residenziale Sociale si ipotizza un Piano Pluriennale per la realizzazione complessiva di 50.000 alloggi di Edilizia Residenziale Sociale secondo la definizione di alloggio sociale contenuta nel Decreto Ministeriale del 22 aprile 2008* che, tra l’altro, classifica l’alloggio sociale come servizio di interesse economico generale.

Nell’ambito del Piano, la cooperazione di abitanti si candida a realizzare 5.000 alloggi (il 10% del totale), da assegnare in locazione a canoni ridotti del 30% rispetto a quelli di mercato, con un impegno complessivo di risorse pari a poco meno di 1,4 miliardi di Euro, finanziato dal sistema cooperativo con una quota di risorse proprie del 60 % pari a 831 milioni di Euro e dal contributo pubblico con una quota del 40 % pari a 553 milioni di Euro. L’impegno finanziario della Cooperazione con il supporto della quota di contributo pubblico, determina, per la quota dei 5.000 alloggi proposti, un risparmio per lo Stato di circa 56.000 Euro ad alloggio rispetto al costo sostenuto in caso di realizzazione interamente finanziata con risorse pubbliche. Quindi i risparmi complessivi per circa 277 milioni di Euro consentirebbero allo Stato di destinare queste risorse per la realizzazione di circa 1.700 alloggi destinati a famiglie a basso reddito.

Il ruolo dello Stato, determinante per la sostenibilità della proposta, può concretizzarsi nella creazione di uno specifico Fondo dedicato all’attuazione del Piano Pluriennale di Edilizia Sociale dotato di risorse proprie, la cui dotazione potrebbe avvalersi, in fase attuativa, anche della contribuzione delle Regioni utilizzando le risorse del Fondo Sociale Europeo destinate alle politiche di recupero e rigenerazione urbana. A queste disponibilità possono poi aggiungersi, come detto, le risorse della Banca Europea degli Investimenti e della Banca del Consiglio di Europa, nell’ambito delle linee di azione programmatiche della Unione Europea.

Nella logica di partenariato pubblico-privato, il sostegno dello Stato può attuarsi direttamente attraverso la cessione di grandi aree dismesse di proprietà pubblica o di soggetti statali (Cassa Depositi e Prestiti, Demanio, Invimit, Ferrovie dello Stato) a valori sostenibili; contributi in conto capitale e in conto interesse; agevolazioni ed esenzioni totali e/o parziali tributarie e fiscali.

Inoltre, lo Stato può intervenire attraverso la concessione di garanzie di ultima istanza che favorirebbero in modo sensibile il costo e l’accesso alla finanza privata, valorizzando il ruolo dei soggetti della finanza di impatto disponibili a sostenere investimenti di lungo periodo con redditività certe e limitate, su progetti innovativi ad alto impatto sociale. Infine, si potrebbero prevedere delle modalità di cessione garantita a soggetti istituzionali dei crediti fiscali derivanti dalle agevolazioni fiscali attivabili dalle realizzazioni degli interventi.

L’attualità della questione casa: crescono le difficoltà di chi deve pagare le rate del muto o il canone di locazione

Che quello della casa sia un tema di forte impatto lo dimostra l’attenzione e l’importanza che la popolazione italiana gli attribuisce, ben evidenziata dai risultati di uno specifico sondaggio contenuti nel report FragilItalia “Abitazione: difficoltà economiche e politiche abitative del futuro”, realizzato da AreaStudi Legacoop e Ipsos. In un Paese dove 8 italiani su 10 vivono in una casa di proprietà, crescono, rispetto ad un anno fa, le difficoltà di chi deve pagare la rata del mutuo o il canone di locazione a seguito dell’aumento dell’inflazione e dei tassi.

In particolare, il 68% (+ 18 punti percentuali rispetto allo scorso anno) di chi ha una casa in proprietà con il mutuo denuncia difficoltà, oggi e nel prossimo futuro, a pagarne le rate (ma si sale all’80% tra gli under 30, all’83% nel ceto medio basso, all’82% in quello popolare); il 65% di chi vive in affitto (+ 8 punti) denuncia difficoltà, presenti e future, a corrispondere i canoni mensili (76% tra gli under 30, 73% nel ceto medio basso, 93% nel ceto popolare). A fronte di questa situazione, 8 italiani su 10 (l’83%) ritengono che le cooperative di edilizia abitativa svolgano un ruolo importante per mantenere i prezzi bassi (per il 53% abbastanza importante, per il 30% molto importante).

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