L’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari e Federalimentare scrivono al Presidente del Consiglio Mario Draghi

Preoccupazioni del settore relative all’aumento dei costi dei fattori produttivi, e richiesta affinché siano messe urgentemente in campo misure nazionali idonee ad arginare la situazione emergenziale.

Roma, 17 gennaio 2022

Illustre Presidente,

in qualità di Presidenti dell’Alleanza della Cooperative Italiane – Settore Agroalimentare e di Federalimentare, che rappresentano oltre il 90% della produzione alimentare nazionale, desideriamo richiamare la Sua attenzione su una serie di fattori che stanno recando marcate e crescenti preoccupazioni nel settore e che rischiano di compromettere drammaticamente, non solo la tenuta generale della nostra economia, ma la stessa sostenibilità economico finanziaria delle nostre imprese cooperative e industriali associate.

L’attuale congiuntura economica globale ha inaugurato senza dubbio una nuova stagione di ripresa e crescita. I dati della ripartenza italiana dopo lo choc del Covid che è costato, nel 2020, un crollo di quasi 9 punti di Prodotto interno lordo, sono indubbiamente confortanti. Come noto, le stime internazionali più recenti sulle prospettive economiche del Paese, accreditano una risalita del Pil nel 2021 più forte delle attese, superiore a 6 punti percentuali, seguita da un ulteriore crescita prossima a +4,5 punti nel 2022. Si tratta di uno scenario indubbiamente positivo, determinato anche dall’apprezzabile “supporto straordinario” messo in campo dall’Ue e dal Governo nazionale.

Tuttavia, non possiamo sottacere la nostra forte apprensione per l’aumento incontrovertibile e massiccio dei costi di alcuni fattori produttivi. Questi, infatti, ove non fronteggiati con azioni tempestive e strutturali, rischiano di generare un pericoloso corto circuito. In questo quadro, le imprese cooperative e industriali, benché messe a dura prova dalla crisi pandemica, non si sono mai fermate. Esse hanno assicurato nei momenti di maggiore difficoltà costanti forniture di cibo a tutti i nostri cittadini, dando prova di resilienza, flessibilità e senso di responsabilità. Ma anche sul fronte squisitamente produttivo la funzione sociale stabilizzatrice della trasformazione alimentare è stata fondamentale, considerando che essa si articola in oltre 55.000 aziende diffuse in modo capillare in tutto il territorio, come non avviene in nessun altro comparto produttivo. È una frammentazione che si esplicita, in ultima analisi, in una prevalenza di aziende di piccola e media dimensione, che svolgono, in alcune aree del Paese, specie in quelle meno sviluppate, anche una funzione di coesione sociale e di presidio territoriale e occupazionale.

Oggi, alla luce delle dinamiche in atto, prende corpo il rischio di una paralisi del settore. Le nostre associate segnalano quotidianamente una crescita esponenziale dei costi legati ad energia elettrica e gas: il costo dell’energia elettrica è passato in media dai 40-45 € megawatt/h ai 300 €
Megawatt/h e quello del gas da 0,17 € al metrocubo a 1,30 € al metrocubo.

Nonostante molte delle nostre imprese abbiano intrapreso da anni percorsi di sviluppo sostenibile, investendo nella produzione di energia da fonti rinnovabili, le caratteristiche tecniche degli impianti di trasformazione e la capacità di autoproduzione non riescono da sole a soddisfare il
fabbisogno energetico. Il ricorso al mercato, perciò, è ancora indispensabile per garantire la continuità nella produzione dei beni alimentari.
Il contesto si caratterizza, inoltre, per la tempesta che si è abbattuta sulle materie prime: i prezzi di grano, mais, soia, che impattano sia direttamente che indirettamente (è il caso, ad esempio, dei prodotti lattiero caseario e delle carni attraverso gli incrementi dei costi per l’alimentazione animale) sui costi aziendali, sono orami fuori controllo Esso risulta aggravato altresì dal forte aumento degli imballaggi: in legname del 61%, in cartone del 31%, della banda stagnata del 60%, della plastica per agroalimentare del 72%, del vetro del 40%. A questi si aggiungono le impennate, dal 400% al 1000%, di container e noli marittimi. La situazione, ove non fronteggiata, frenerà inevitabilmente anche l’export dei nostri prodotti, col rischio di compromettere in breve tempo gli importanti risultati conseguiti negli ultimi dieci anni dalle nostre produzioni sui mercati internazionali.

Molte aziende stanno valutando il blocco di alcune linee di attività e, nei casi di maggiore difficoltà, la chiusura degli impianti di trasformazione, col rischio di drammatiche conseguenze sociali e occupazionali. Tuttavia, non tutte le aziende alimentari possono attuare una strategia di blocco temporaneo delle produzioni, in quanto interi settori utilizzano celle frigorifere per lo stoccaggio delle materie prime.
Peraltro, qualora un’impresa decida di non sospendere la propria produzione, facendosi carico dei nuovi maggiori oneri, le attuali dinamiche commerciali con la GDO escludono la possibilità di una revisione dei prezzi che possa compensare i maggiori costi sostenuti. Va comunque sottolineato che la sospensione di attività, cui molte aziende dei più diversi comparti alimentari cominciano a pensare per non andare in rosso, comporta il rischio di perdere una quota dell’immenso patrimonio eno-gastronomico del Paese, in quanto le oggettive debolezze strutturali porterebbero molte realtà produttive a non riaprire più.

Per tali ragioni, ci rivolgiamo a Lei affinché il Governo ponga in essere urgenti misure nazionali, idonee ad arginare la situazione emergenziale. E si faccia al contempo promotore di iniziative a livello UE per l’adozione di provvedimenti strategici, che tutelino le imprese europee da
speculazioni globali, riconducibili anche a fattori di natura geopolitica.

Confidando nella Sua attenzione e rimanendo disponibili ad ogni confronto, Le rinnoviamo i sensi della nostra più alta stima.

Cordiali saluti

IL PRESIDENTE DELL’ALLENZA DELLE COOPERATIVE ITALIANE AGROALIMENTARE
Giorgio Mercuri
IL PRESIDENTE DI FEDERALIMENTARE
Ivano Vacondio

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