Abitare Senior: quando la dimensione comunitaria rappresenta un requisito nella scelta della casa in età matura. Un’esigenza crescente poco praticata.

Molti gli spunti avanzati da un’indagine su “abitare senior” commissionata dalle cooperative di abitazione di Modena e di Ferrara, Abitcoop , Unicapi e Coop Castello, per intercettare le nuove esigenze abitative dei soci. Sala gremita per la presentazione della ricerca il 3 settembre alla Festa de l’Unità.

 

Modena, 07 settembre 2021 – Oltre 830 persone intervistate, 55% uomini e 45% donne, due fasce di età – dai 55 ai 65, e oltre 65 – residenti in due capoluoghi di provincia, Modena e Ferrara, dove hanno sede le cooperative associate a Legacoop Estense: sono questi i principali dati quantitativi della ricerca sul Senior Housing commissionata dalle coop di abitazione Abitcoop, Unicapi e Coop Castello di Ferrara, e svolta dallo studio MV interpellando i soci delle stesse.

L’obiettivo? Analizzare come evolvono le necessità in tema di abitare nella popolazione over 55 e, sulla base delle risultanze, impostare nuove politiche abitative in grado di rispondere alle esigenze individuate. Se ne è parlato alla Festa de l’Unità di Modena in un dibattito cui hanno preso parte Simona Arletti presidente di Abitcoop, Loris Bertacchini presidente Unicapi, Massimo Buriani Direttore coop Castello, il sociologo Vittorio Martinelli che ha condotto l’indagine, Andrea Benini presidente Legacoop Estense, Barbara Lepri direttrice Legacoop Emilia-Romagna e coordinatrice Legacoop Abitanti ER, e Roberta Pinelli, Assessora al welfare del Comune di Modena. Grande l’interesse destato, come dimostrato dalla sala gremita e dalle domande del pubblico.

 

Il termine senior housing fa riferimento a quel format in cui le case private si accompagnano a spazi e servizi destinati alla condivisione fra i residenti per promuovere una vita comunitaria e solidale. Consentendo anche, questo è l’auspicio, di fare di questa tipologia residenziale una soluzione che prolunghi l’autonomia delle persone nel loro domicilio. Fuori dall’Italia, in particolare nei paesi del nord dell’Europa, il senior housing è una esperienza vissuta da tempo con successo.

 

In questi ultimi anni in Emilia-Romagna – ha spiegato Simona Arletti introducendo la ricerca – stanno crescendo nuove esperienze abitative grazie alle quali si rafforzano i legami di condivisione attraverso la comunanza fra i condomini di spazi e servizi. D’altra parte, i dati ci dicono che nella nostra regione è diffusa la presenza di molti anziani soli e di reti parentali di sostegno deboli oppure assenti, per i quali è urgente ricreare relazioni che possano sostenerli ad invecchiare nella propria casa. Il diritto ad invecchiare nella propria casa è un tema sul quale dobbiamo sperimentare azioni che possano diventare prototipi di buone prassi, alternative alle forme di assistenza tradizionali.”

 

E le cooperative non possono che essere in prima fila, in questo caso: ““Il Covid ci ha chiaramente dimostrato la centralità di temi come la casa e l’allungamento della vita, che richiedono uno sforzo di analisi e di progettualità. Le cooperative, da sempre attente e impegnate nel trovare risposte ai bisogni delle persone e delle comunità, sono il soggetto giusto per dar vita a soluzioni innovative come quelle presentante nella ricerca.” ha aggiunto Andrea Benini, presidente Legacoop Estense.

 

Uno dei problemi evidenziati nel corso dell’indagine è la mancanza in Italia di una cultura diffusa sulle esperienze di co-housing in generale, ed in particolare sul senior housing: molte delle persone intervistate si sono soffermate sul bisogno di diffondere una maggiore conoscenza delle pratiche esistenti per ridurre il senso di estraneità della proposta e incentivarla. Sia presso i diretti interessati sia nei confronti della filiera dalla quale dipende la realizzazione di questa tipologia abitativa.

A tal proposito, secondo una Ricerca Nomisma del 2020 che ha coinvolto costruttori e gestori, l’Italia è ancora molto indietro – rispetto ai paesi del Nord Europa – nello sviluppo e nell’offerta di soluzioni abitative in linea con le esigenze della popolazione anziana. Se fino a poco tempo fa, infatti, il prodotto immobiliare veniva principalmente pensato per le famiglie, oggi si cominciano a considerare diversi tipi di target (giovani coppie, studenti, anziani, lavoratori in mobilità, ecc.) ai quali destinare soluzioni diversificate. Queste soluzioni richiedono, però, la presenza di operatori immobiliari che, oltre a essere in grado di presentarle ed offrirle, sappiano anche gestirle in toto, facendosi carico non solo dei tradizionali servizi di facility ma anche della gestione sociale.

 

 

LE CARATTERISTICHE DELLE ABITAZIONI

Attraverso le interviste si è cercato di cogliere le caratteristiche che dovrebbero avere queste formule residenziali: ampiezza, suddivisione degli spazi, funzionalità ecc. della casa e quali spazi comuni e dei servizi.

 

La caratteristica principale delle unità abitative è risultata essere la flessibilità, ossia una progettazione che permetta di adeguare l’alloggio ai cambiamenti delle condizioni fisiche di chi lo abita, e all’insorgere di nuove esigenze: oltre all’assenza di barriere architettoniche, essenziale l’intervento delle tecnologie e della domotica nella prospettiva di una persona che entra ancora piena di energia e in salute, e nel tempo vede ridursi la propria mobilità e necessita di strumenti che la aiutino a svolgere con tranquillità le azioni quotidiane. Più importante la funzionalità degli spazi rispetto alla loro ampiezza: bene anche una casa con metrature ridotte ma con un’alta personalizzazione degli ambienti. Molto sentita da tutti l’importanza della tecnologia – dalla domotica alla telemedicina – che suscita nella persona sola un senso di sicurezza elevato.

 

Rispetto agli spazi comuni la specificità del senior housing – che deve contribuire a rendere desiderabile la vita di chi va incontro ad una riduzione delle capacità fisiche e spesso anche di quelle psicologiche – fa sì che la natura degli spazi comuni sia fortemente rispondente ai bisogni degli abitanti che lo scelgono: questi spazi possono occupare fino al 30% dello spazio complessivo dell’edificio e migliorano la socialità interna ed esterna della comunità, anche grazie alla presenza di figure professionali, i facilitatori, che mettono assieme le necessità e le risorse di ogni singola famiglia.

 

Infine, i servizi: quali caratteristiche devono avere? Anche in questo caso, l’identità specifica del senior housing porta ad una risposta corale degli intervistati: devono contribuire a rendere semplice la vita di chi va incontro ad un cambiamento ed essere fonte di tranquillità rispondendo a dinamiche che amplificano la necessità di sentirsi custoditi; si potrebbero definire una forma evoluta del portierato, che permette di creare una rete grazie alla quale ogni singolo residente può, se in condizione, mettere a disposizione le proprie capacità e usufruire di quelle altrui, creando un meccanismo di reciproco aiuto ( es.tu stiri anche per me, io ti aggiusto la bicicletta).

 

 

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