CIDAS insieme all’azienda tessile “Confezioni Luana” per produrre mascherine

La cooperativa sociale CIDAS sosterrà la produzione di mascherine di “Confezioni Luana”, insieme al Comune di Ferrara e al Comune di Fiscaglia. Qui l’articolo pubblicato su La Nuova Ferrara 

Sono pronti a mettersi al servizio della comunità, realizzando le ormai famose mascherine che tutti cercano e che sono così difficili da trovare.

«Siamo disposti a distribuirle gratis, perché in un momento di emergenza la cosa più importante è rendersi utili», spiega Mauro Massari, titolare insieme alla moglie di “Confezioni Luana”, azienda tessile di Fiscaglia con 13 dipendenti, da ieri tutti in cassa integrazione per il decreto “Chiudi Italia”.

Una piccola impresa di abbigliamento che ha deciso di riconvertire la produzione, potendo sfornare 3.500 pezzi al giorno con l’obiettivo di arrivare a 5.000.

COSTI INSOSTENIBILI

Un progetto che rischiava di arenarsi di fronte agli elevati costi per certificazione del prodotto richiesta da Ministero e Istituto Superiore di Sanità: poco meno di duemila euro per ciascun lotto. «Troppi, per una piccola azienda come la nostra», osserva Massari; una spesa sostenibile per realtà di grandi dimensioni come Cidas, si è offerta di farsi carico dell’onere, sbloccando così la preziosa attività. La “Confezioni Luana” ha tutti gli strumenti per realizzare le mascherine di tipo chirurgico, per le quali però occorre innanzitutto un’autocertificazione di idoneità all’uso da inviare all’Inail. A questa assunzione di responsabilità deve seguire l’ “imprimatur” da parte di laboratori autorizzati testare i dispositivi. In Emilia Romagna i test di sicurezza sono di competenza dell’Università di Bologna e del Tecnopolo di Mi- randola.

Ma il problema sono i costi. Alle aziende viene richiesto di inviare venti campioni per ciascun lotto, da moltiplicare per il numero di tipologie: «Ogni mascherina può avere diversi strati di tessuto-non tessuto, che vuol dire non realizzato con macchine tessili – spiega Massari – La mascherina deve proteggere e al tempo stesso lasciare respirare bene chi la indossa. Così ne facciamo con uno, due o tre strati di materiale. Poi ci sono quelle che si indossano con i laccetti, altre che hanno l’elastico. Quindi con tutte queste varianti, fra strati e allacciature, si arriva minimo a cinque lotti. Per ciascun lotto il test costa 1.990 euro più Iva, moltiplicato per cinque fa 10mila euro. Sperando che vada tutto bene, per- ché potrebbe anche arrivare l’indicazione di impiegare un altro tessuto filtrante e dover modificare il prodotto». E mentre i sindaci del Ferrarese sollecitano l’avvio delle produzioni di dispositivi di protezione, la Confezioni Luana ha già realizzato i prototipi. Il passo successivo l’ha compiuto Cidas, intervenuta in aiuto dell’azienda di Fiscaglia.

L’INTERVENTO

La stessa Cidas sottolinea che quella delle mascherine è una delle questioni più urgenti che la cooperativa sta gestendo: «Il primo impegno è stato fin da subito quello di tutelare la sicurezza e salute degli operatori e ospiti. Per questo motivo Cidas ha attivato tutte le strade possibili per recuperarne il maggior numero, avendo un fabbisogno giornaliero di circa 800 mascherine». Oltre all’acquisto, difficilissimo, sul mercato, Cidas ha attivato tutti i canali istituzionali locali: «Fin da subito il Comune di Ferrara e Protezione Civile sono stati di grande supporto. In ragione di ciò, la cooperativa ha iniziato un percorso di prototipazione di mascherine autoprodotte, accreditandosi presso l’Issf in dal primo gior- no possibile il 20 marzo, e che sta proseguendo grazie alla collaborazione fianco a fianco del Comune di Ferrara e di Fiscaglia. Il percorso della auto- produzione, attivato da Cidas con il laboratorio Confezioni Luana di Fiscaglia, richiede i relativi tempi certificativi e autorizzativi, insieme alle Istituzioni Cidas lo ritiene molto importante perché potrà permettere alla nostra comunità di avere un produttore locale dedicato al territorio ferrarese».

L’autocertificazione all’Inail è già stata inviata. E non c’è tempo da perdere, perché servono dieci giorni per eseguire la verifica di qualità: un periodo “normale” in periodi normali, una corsa contro il tempo in tempi di emergenza. Anche per questo il consigliere regionale Bergamini (Lega) ha chiesto all’Emilia Romagna un protocollo d’intesa urgente tra Regione, Iss e Inail, prevedendo un fondo pubblico per coprire i costi dei test. 

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