INTERRUZIONI arriva in Sala Estense a Ferrara, venerdì 20 settembre. “I temi dei diritti nel fine vita riguardano tutti”. Con la partecipazione di Mina Welby

Testamento biologico, diritti nella gestione del fine vita, comunicazione tra i famigliari, le parole del congedo: questi i temi che affronta INTERRUZIONI, spettacolo teatrale ispirato all’omonimo libro (Giraldi Editore) della giornalista ferrarese Camilla Ghedini e portato in scena con profondità e ironia da Gianna Coletti.

Dopo il successo del debutto a Milano dello scorso novembre, INTERRUZIONI arriva a Ferrara venerdì 20 settembre alle ore 21:00 alla Sala Estense. L’iniziativa è promossa e organizzata da Legacoop Estense e Associazione Paolo Mandini in collaborazione con Fondazione ADO, a cui sarà devoluto il ricavo della serata. Sarà presente anche Mina Welby, che ha firmato l’introduzione al libro e concesso allo spettacolo il patrocinio dell’Associazione Luca Coscioni, di cui è co-presidente.

«Insieme all’Associazione Paolo Mandini, nata in seno a Legacoop sulla scia del format dell’evento Ad Alta Vocepromosso lo scorso anno da Coop Alleanza 3.0, abbiamo voluto promuovere un’iniziativa che ci parlasse di diritti – afferma il presidente di Legacoop Estense Andrea Benini durante la conferenza stampa di presentazione, nella sede di via Carlo Mayr a Ferrara –. Con INTERRUZIONI, oltre a valorizzare un’autrice ferrarese, vogliamo fare luce su temi complessi e delicati che, come cittadini, riguardano tutti. Avremo il piacere di avere nostra ospite anche Mina Welby: la toccante lettera del marito Piergiorgio al presidente Napolitano segna uno dei passaggi fondamentali dell’autodeterminazione nel nostro Paese, e sarà ripercorsa nello spettacolo».

INTERRUZIONI porta in scena la storia di una figlia che spiega alla madre perché sceglie di morire. Un testo scritto prima dell’approvazione della legge sul Testamento Biologico. «Oltre la legge – afferma l’autrice Camilla Ghedini – quello che serve è fare comunicazione e prendersi cura della relazione famigliare. La morte, di cui nella nostra società si parla troppo poco, resta a chi resta, per questo è importante scegliere le parole per salutarsi. Questo testo vuole essere un inno alla vita, vissuta nella sua completezza e con attenzione alle parole, che possono ferire o lenire».

Al termine spettacolo è previsto un breve dibattito, con l’introduzione del presidente di Legacoop Estense Andrea Benini. A dialogare insieme a Mina Welby sui temi delle cure palliative, della relazione tra e con i famigliari nel delicato momento del fine vita, della dignità e dei diritti nella terminalità saranno: il Prof. Luigi Grassi, docente di Psichiatria Unife e Presidente della Società Italiana Psichiatria di Consultazione; il Dott. Luigi Bruno, direttore medico di Fondazione ADO; Milena Maltoni di CIDAS, cooperativa sociale che, attraverso la gestione di Case Residenza Anziani e servizi domiciliari, svolge un ruolo primario di affiancamento e supporto alle famiglie anche nel delicato momento del fine vita. Porteranno il loro contributo anche Gianna Coletti e Camilla Ghedini.

«Un ringraziamento a Legacoop e a Camilla Ghedini per aver voluto il nostro coinvolgimento in questa iniziativa – commenta in conclusione Sabina Mirabella di Fondazione ADO –. La perdita di un figlio è spesso vissuta come una cosa innaturale ma, come vediamo all’interno del nostro servizio, è purtroppo frequente. Le parole di questo spettacolo aiutano a confrontarsi con un dolore così difficile da gestire».

 

L’ingresso è ad offerta libera, con contributo minimo di 10 €. Biglietti acquistabili la sera stessa alla Sala Estense.

È disponibile anche la prevendita presso l’Hospice di via Veneziani 54 e l’ufficio ADO di via Ripagrande 13, aperto mercoledì e venerdì dalle 8.30 alle 12.30.

È possibile inoltre riservare i biglietti in anticipo via mail o telefono (0532 977531; ufficio.iniziative@adohtf.it) e ritirarli direttamente presso la Sala Estense il giorno dello spettacolo, a partire dalle ore 20:00

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INTERRUZIONI. LO SPETTACOLO

con Gianna Coletti
di Gianna Coletti e Camilla Ghedini
Sassofonista Jonathan Norani
Regia Renzo Alessandri

Produzione Spericolata Quinta in collaborazione con Associazione Luca Coscion
Scenografia Labatà
Costumi Rosa Mariotti
Luci e allestimento scenico Salvo Manganaro
Foto e grafica Sergio Bertani
Con il contributo scientifico del Dr. Davide Mazzon

«Perché dirtelo, mamma? Non abbiamo più il tempo per scusarci, perdonarci, ripartire. Ti lascerei un peso enorme»

Tra una Madre, una Figlia, e una Dottoressa – tutte e tre incarnate in scena da Gianna Coletti – il tempo scandisce le interruzioni di rapporti, di amori, di vita. Le tre voci si intrecciano accompagnate dal suono di un sax.
Attorno alla malattia della Figlia, pacificata con ciò che il destino le ha riservato, ruota la figura della Madre, donna temperamentosa, dall’animo agitato che vive di illusioni e rimpianti, di speranze e segreti, assetata d’amore.
La Dottoressa, dal canto suo, “batte” il tempo. Mantiene il ritmo, il distacco dalle vicende personali di Madre e Figlia. Si rivolge esclusivamente al pubblico toccando temi come il Testamento Biologico, l’accanimento terapeutico, le tante battaglie sostenute prima dell’entrata in vigore della legge che ci permette di decidere della nostra vita sino all’ultimo respiro.
Attraverso le parole della dottoressa si ripercorrono protagonisti ed esperienze che hanno segnato passaggi importanti dell’autodeterminazione nel nostro Paese, dalla toccante lettera di Piergiorgio Welby al presidente Napolitano, al coraggio di papà Beppino Englaro che ha lottato per rispettare le volontà della figlia Eluana.
Sullo sfondo c’è l’incomunicabilità senza rimedio; il tempo e la mancata condivisione; la famiglia, nucleo imperfetto in cui si annidano inconfessabili segreti; le cliniche svizzere, tra suggestione e realtà; la Chiesa, che pur non a favore del biotestamento si è espressa contro l’accanimento terapeutico; la fede, che nell’intimo può convivere con un atteggiamento laico di fronte all’esistenza. Ci sono la Costituzione e il Vangelo. Interpretando i tre differenti personaggi, intervallati dalle suggestioni del sax di Jonathan Norani, Gianna Coletti tratta con delicatezza e ironia temi ostici. E il dirsi addio si trasforma in grazia e perdono.
Il testo è ispirato al terzo racconto dell’omonimo libro di Camilla Ghedini (Giraldi Editore, 2015).

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