Intervista a Enrico Manni

Il 19 marzo scorso, al primo Congresso di Legacoop Estense, è stato eletto un secondo vicepresidente: si tratta di Enrico Manni, che affiancherà per il prossimo mandato il presidente e la vicepresidente riconfermati Andrea Benini e Francesca Federzoni. Gli abbiamo fatto qualche domanda per conoscerlo meglio.

 Enrico Manni, ci racconti da dove vieni?

Sono un agrotecnico, nato a Castelfranco nel 1984; la mia azienda di famiglia produce alimenti per le bovine da latte, che poi conferiamo a Bonlatte per la produzione del Parmigiano Reggiano. Ricopro diverse posizioni dirigenziali: sono Consigliere delegato di Bonlatte, Consigliere di Progeo e del Gruppo Bonterre, Vicepresidente di Granterre. E adesso anche Vicepresidente
di Legacoop Estense. Il mio primo contatto con il mondo cooperativo è stato a 14 anni, con uno stage in una cooperativa che si occupa di zootecnia.

Legacoop Estense da anni sta investendo sui giovani, a partire dall’esperienza di Generazioni, il gruppo di cooperatori under 40 di Legacoop di cui anche tu fai parte. Cos’è per te il ricambio generazionale e che importanza ha nel mondo cooperativo?

Il ricambio generazionale è importantissimo per dare continuità alle cooperative e farle crescere con idee fresche e innovative. I
giovani sono orientati alla crescita in modo diverso dai colleghi vicini alla pensione, come è normale che sia. Questo vale per tutte le imprese, ma nel
nostro mondo il ricambio generazionale diventa fattore imprescindibile, perché le cooperative sono fatte per durare nel tempo: sono un patrimonio collettivo
che va trasmesso.

Come deve essere fatto un buon ricambio generazionale?

Una cosa fondamentale sono i tempi corretti dell’inserimento dei giovani in ruoli di responsabilità: serve affiancamento e gradualità, questo lo possono garantire solo i “predecessori”. Un buon ricambio va fatto per passaggi progressivi e vari livelli, per permettere di conoscere a fondo le dinamiche di natura sia gestionale sia politica. Non ci si può aspettare che i giovani rimangano in panchina per decenni e poi siano improvvisamente pronti a giocare la partita. Anche  enerazioni, inoltre, è uno strumento adeguato attraverso cui i giovani possono prendere confidenza con le dinamiche dell’associazione e promuovere la propria crescita professionale.

Tu a soli 34 anni già ricopri numerosi incarichi di responsabilità. Come hai vissuto questo percorso di crescita?

Per fortuna, nella mia esperienza si è trattato di un percorso graduale, che mi ha permesso di adattarmi e capire il mondo intorno a me. Ho avuto il tempo di sentirmi pronto e ora voglio dare il mio contributo alla crescita e allo sviluppo  elle realtà in cui opero. La distanza anagrafica mi dà una visione differente delle cose e sono sicuro che le mie prospettive possano essere utili a tutti.

Come vicepresidente di Legacoop Estense, quali obiettivi ti poni per il prossimo mandato?

Il mio primo obiettivo è la crescita personale: da questo nuovo incarico ho molto da imparare. Poi lavorerò principalmente su due fronti. Il primo, è lo sviluppo del progetto dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, cruciale anche e soprattutto nel mio settore. Le cooperative dell’agroalimentare e pesca sono già unite, sono già andate oltre l’appartenenza ad una struttura associativa piuttosto che ad un’altra, in nome di un interesse comune. Il secondo fronte è il  potenziamento delle opportunità di business tra cooperative, in coerenza con quanto espresso dal sesto principio della Dichiarazione di Identità Cooperativa, che incentiva la cooperazione tra cooperative. Parlo di progettualità di filiera e
collaborazioni che consentano di creare nuove opportunità e rilancio all’interno del nostro mondo.

 

Nella tua esperienza, come sta cambiando oggi la rappresentanza e come può Legacoop restare al passo con i tempi?

La rappresentanza è in crisi, a tutti i livelli. Per questo Legacoop ha un ruolo fondamentale, per rendere nuovamente attrattiva l’idea della cooperazione, soprattutto verso i giovani, svecchiando alcune idee diffuse ed obsolete. Questo va fatto, però, tenendo ben saldi i nostri principi fondanti, che vanno valorizzati. Per questo sono cruciali anche i percorsi di formazione cooperativa, che nella mia esperienza si sono rivelati fondamentali. Ho frequentato il MIC, il master per manager dell’impresa cooperativa di Quadir, che mi ha permesso di acquisire basi di conoscenza a 360° sul modo cooperativo di fare impresa, che a scuola o all’Università non ti insegnano. È stato inoltre l’occasione per confrontarsi con altre cooperative e scoprire nuove realtà, punti di vista, modi di ragionare differenti.

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