Dai successi professionali al futuro della cooperazione: ecco una piccola intervista al collega Livio Caravita, in pensione da agosto

L’1 agosto il collega Livio Caravita, referente per Ferrara dell’ufficio di Diritto del Lavoro e Relazioni Sindacali di Legacoop Estense, ha raggiunto il meritato pensionamento.
Livio ha lavorato in Legacoop per gli ultimi 11 anni della sua carriera.
Gli abbiamo fatto qualche domanda, per raccogliere e condividere alcuni ricordi del suo percorso professionale e uno sguardo sul futuro.

Qual è stato il momento/episodio di maggior soddisfazione della tua carriera?
Fortunatamente le soddisfazioni professionali non sono mancate durante il periodo lavorativo trascorso in Legacoop. In particolare, ricordo due casi di crisi aziendale in cui si presentavano incertezze interpretative circa la possibilità di continuare ad utilizzare gli ammortizzatori sociali: in entrambi i casi riuscimmo ad ottenere forme di sostegno al reddito per ulteriori dodici mesi. Questo non consentì di superare le difficoltà aziendali, ma portò benefici ai soci lavoratori. Inoltre non posso dimenticare gli ultimi rinnovi contrattuali territoriali, contrassegnati da elementi di novità e di flessibilità non rintracciabili agevolmente in altri territori.

Quali i momenti di maggiore difficoltà, e come li hai superati?
Le crisi aziendali, la cessazione di alcune attività “storiche” sono state molto dolorose per me che ho curato le procedure di messa in mobilità dei lavoratori. In quei frangenti mi sono adoperato al fine di assicurare tutte le forme di assistenza messe a disposizione dalla normativa vigente.

Come è cambiato (in meglio e in peggio) il mondo del lavoro dall’inizio alla fine della tua carriera?
Ho avvertito un cambiamento profondo. Sinteticamente, la maggior flessibilità introdotta nel mondo del lavoro ha di fatto affievolito diritti che in passato sembravano intangibili. Il legislatore ha colto le esigenze espresse dal mondo imprenditoriale, oggi è difficile pensare che un lavoratore trascorra la sua vita lavorativa alle dipendenze di una sola impresa – ipotesi non rara in passato – ma purtroppo le politiche attive non hanno finora fornito quelle forme di assistenza e tutela necessarie per assicurare la rapida ricollocazione a chi ha perso il lavoro. 

Quali sono le principali sfide, legate al mondo del lavoro, che ci troviamo oggi a dover affrontare?
Il livello di competitività ha raggiunto ormai livelli esasperati, il processo di globalizzazione è inarrestabile, risulta imprescindibile investire in ricerca ed innovazione e formare con continuità le maestranze al fine di adeguare le risorse umane e le professionalità ai continui cambiamenti. Il mercato è sempre più selettivo, anche i gruppi industriali d’importanza nazionale rischiano importanti flessioni se non operano strategie adeguate e non individuano linee di sviluppo coerenti con le tendenze che si registrano a livello globale. La globalizzazione sta interessando anche i lavoratori, ormai da anni assistiamo ad un flusso migratorio che interessa anche i cittadini provenienti da paesi evoluti. I lavoratori europei, soprattutto quelli dei paesi del sud Europa migrano per cercare collocazioni lavorative coerenti con il percorso di studio.

Come pensi possa e debba essere fatto un buon ricambio generazionale?
Non credo di peccare di presunzione se affermo di essere un piccolo esempio. Raggiunti i requisiti per l’esodo pensionistico ho deciso di uscire dal mondo del lavoro; l’unico rammarico consiste nell’aver trascorso pochi mesi con il giovane recentemente assunto, sono tuttavia certo che la collega che ha lavorato con me negli ultimi anni saprà colmare questo gap. Il ricambio è tuttavia un aspetto importantissimo per un’azienda od un ente, non può essere lasciato alla buona volontà del singolo, va strutturato in modo “scientifico”, affinché chi esce abbia concretamente trasmesso le competenze e le conoscenze necessarie per consentire ai neo assunti un avvio rapido della loro carriera lavorativa.

Quale eredità lasci in dote ai tuoi colleghi?
L’eredità che lascio ai miei colleghi significa impegno, permanente e senza flessioni. Chi opera a livello apicale nel movimento cooperativo deve garantire elevate performance, deve supportare in ogni momento gli associati ed anche se appartiene ad un profilo tecnico deve garantire interventi in linea con le politiche dell’Associazione.

 Quale futuro vedi per la cooperazione e quale contributo può dare in mondo cooperativo nell’attuale panorama?
Il mondo cooperativo ha avviato un importante percorso di unificazione, un esempio peraltro unico tra le associazioni di rappresentanza economiche e sindacali. La piena realizzazione dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, quale rappresentanza unitaria della cooperazione in Italia, è quindi un obiettivo strategico. Non solo per ragioni dimensionali, ma anche per la possibilità di far circolare idee e progetti.

Qual è il tuo augurio e auspicio per i colleghi e i cooperatori delle imprese associate?
Auguro a tutti buon lavoro, fatto con passione e con la convinzione di aver operato per il meglio. Ad maiora semper!

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