La cooperazione alla prova della rivoluzione 4.0. A Milano si è tenuto un appuntamento organizzato dall’Alleanza delle Cooperative, con ospiti internazionali

Tra innovazione e resilienza: la cooperazione alla prova della trasformazione digitale. L’appuntamento organizzato dall’Alleanza delle Cooperative a Milano, nell’ambito della settimana del G7 sul lavoro, ha registrato venerdì 29 settembre il tutto esaurito. Per tutta la mattinata sul palco si sono susseguiti esperti stranieri ed esperienze italiane, per esplorare il tema e individuare insieme nuove piste di lavoro per una cooperazione che accetta in pieno la sfida del cambiamento.

“Quando parliamo di Cooperazione 4.0 non pensiamo solo all’introduzione di nuove tecnologie digitali nelle cooperative esistenti, operazione senz’altro necessaria – ha spiegato il copresidente dell’Alleanza e presidente di Legacoop Nazionale Mauro Lusetti – ma anche e soprattutto a come la cooperazione può contribuire a costruire un nuovo e più avanzato equilibrio tra capitale e lavoro. Creare nuove imprese basate sulle piattaforme digitali cooperative di proprietà degli utenti e dei lavoratori è una risposta possibile agli squilibri che la “seconda rivoluzione delle macchine” porta con sé. Penso all’indebolimento progressivo dei lavoratori, sempre più sostituibili e dunque precari, ma anche al rischio che le piattaforme costruiscano fortune utilizzando i dati degli utenti, a beneficio di pochi”.

Dopo gli interventi di Lusetti e del presidente di Cooperativers Europe Blancel, i lavori – trasmessi in streaming sul sito dell’Alleanza (www.alleanzacooperative.it) e seguiti con un livetwitting sul profilo di Legacoop Nazionale (https://twitter.com/legacoopn) – sono stati aperti dalla lectio di Yochai Benkler, del Berkman Klein Center for Internet and Society at Harvard University e seguiti dalle relazioni del ministro Giuliano Poletti e del presidente dell’Alleanza Maurizio Gardini.

“L’innovazione tecnologica va governata, ha bisogno di regole e va pensata considerando le persone, la loro vita e la loro dignità”. È questo il messaggio che il governo vuole portare al G7 in corso a Venaria, ha spiegato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, intervenendo all’incontro. In questo dibattito sulla trasformazione digitale e sulla quarta rivoluzione industriale , “dobbiamo fare un grande investimento sulla conoscenza, sulla formazione, quindi, sul sapere”, sottolinea Poletti, aggiungendo che “bisogna fare in modo che il sapere venga trattato come un investimento”.

“Il mondo cooperativo può portare il suo contributo in questa discussione, in cui rientra il tema della relazione tra le persone e la tecnologia – ha proseguito il Ministro – perché ha una storia di partecipazione condivisione e mutualità, quindi di partecipazione attiva dei cittadini, evidenziando l’importanza che questo oggi si metta in campo sul tema dell’innovazione e della tecnologia con la volontà di essere partecipi ad una discussione globale”.

“Le cooperative – ha spiegato Gardini – nascono per rispondere ai bisogni delle comunità, creare lavoro buono e di qualità. Utili e persone occupate devono andare di pari passo. Non si possono sacrificare le persone sull’altare del profitto nel nome della digitalizzazione. La nostra posizione è si all’innovazione che crea occupazione. Il nostro sistema imprenditoriale non avrebbe oltre 160 anni di storia se non avesse avuto la capacità di innovarsi e di anticipare l’innovazione: nel credito, nell’agroalimentare, nel consumo, nel sociale, nel lavoro, nella pesca, nell’abitazione, nella cultura”.

“Alcuni settori saranno più esposti alla riduzione di lavoratori sostituiti dall’automazione. In Italia, si stima che nei prossimi 15 anni saranno circa il 15% della forza lavoro, per oltre 3 milioni di lavoratori in agricoltura, nel commercio e nella manifattura. I lavoratori più qualificati saranno meno esposti. Questo ci deve portare a un investimento straordinario nella formazione e nell’istruzione. Formare non è una spesa, ma un investimento sul futuro. L’Alleanza Cooperative Italiane attraverso Foncoop, strumento unitario, nell’ultimo anno ha investito in formazione 31 milioni di euro che hanno interessato poco meno di 100.000 lavoratori”.

“I nuovi lavori (gig work) saranno sempre più intermittenti, precari. La discontinuità dei rapporti di lavoro comporterà la necessità di prestazioni sociali, pubbliche e non solo. È tempo di dar vita a politiche attive per il lavoro con soggetti in concorrenza, valutati e premiati sul risultato anche attraverso un sano ed equilibrato partenariato pubblico-privato che sia valutato e premiato sulla base dei risultati”.

“In Italia come nel mondo – ha proseguito il presidente dell’Alleanza – la digitalizzazione dei processi produttivi non è quindi solo “Industria 4.0”, ma anche “Cooperazione 4.0”. Richiamiamo l’esigenza che il piano italiano sia aperto, nella sua cabina di regia e non solo formalmente, anche all’Alleanza delle cooperative italiane. Dedicare un programma del governo alle imprese di dimensioni medio – grandi che premia gli investimenti di grandi dimensioni accentuerebbe la polarizzazione tra poche grandi imprese e l’ossatura imprenditoriale delle pmi italiane”.

Tre le sessioni nelle quali sono stati articolati i lavori, dedicate a “Lavori precari e cooperazione stabile”, con il professore Trebor Scholz della statunitense New School University; “Nuove tecnologie nelle filiere cooperative”, con esperienze italiane e l’intervento del professor Andrea Bernardi da Oxford; “Di chi sono i nostri dati digitali?” con Hernst Hafen, professore a Zurigo e presidente di MIDATA.

“Per la persona il dato è tutelato in quanto “dato personale” ma, non appena viene rilasciato un consenso – ha spiegato il professor Eugenio Prosperetti, della LUISS, intervenendo in quest’ultima sessione – il dato viene gestito in un vero e proprio mercato in cui i dati hanno valore economico e rappresentano una nuova ricchezza, potenzialmente sostitutiva del denaro, specie in alcuni contesti”.

“In Europa – ha proseguito Prosperetti – è necessario un cambio di prospettiva, di affiancare cioè all’attuale normativa basata sulla privacy come diritto dell’individuo anche un “secondo diritto” accessorio, simile al diritto d’autore, in base al quale l’individuo possa consentire e delegare a terzi la gestione del dato in maniera flessibile e più ampia di quanto attualmente consentito dalle vigenti normative in un contesto di “privacy by design” ampliato. In tale ambito ben si presterebbe una gestione da parte di enti collettivi su base non esclusiva come potrebbero essere cooperative di gestione dati cui far riferimento per acquisire le licenze di utilizzo dei dati dei soci, a titolo oneroso o gratuito a seconda dei casi”.

L’intervento del presidente Lusetti

 

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