Ugo Lugli, cooperatore antifascista
Storia di Antonella Guarnieri, illustrazione di Paolo Bevilacqua

Ugo Lugli nacque a Bondeno il 29 giugno 1882, egli si impegno sin da giovane nelle fila del partito socialista, risultando, nel 1910, il primo sindaco di quel partito eletto nel suo paese. 

Egli divenne, inoltre, uno dei massimi esponenti della “Lega delle cooperative”, accanto a uomini del calibro di Mario Cavallari, teorico della cooperazione riformista, e di Francesco Baraldi, l’avvocato che nel gennaio 1921 accolse Giacomo Matteotti al suo arrivo a Ferrara.

E’ difficile pensare Ugo bambino, eppure si tratta di uno sforzo che è importante provare a fare, perché Ugo Lugli, dopo aver letto tanti documenti che lo riguardano, appare come il simbolo incarnato di ciò che vissero, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, le persone della provincia ferrarese che non appartenevano alle classi abbienti e che erano, per la maggioranza, braccianti agricoli, donne e uomini senza speranze né diritti, con un’aspettativa di vita media che non arrivava ai trent’anni. 

Fu quella parte di popolazione che, passando dalle lotte del movimento bracciantile, alla persecuzione fascista ed alla dittatura, subì la guerra, mantenendo in vita i valori della cooperazione per traghettarli sino alla Repubblica, dove poterono trovare nuova realizzazione e, finalmente, venire accolti come un prezioso contributo alla crescita equilibrata e giusta della società. 

La cooperazione era stata fondamentale per quegli uomini e quelle donne così poveri e sottopagati, oggi si fatica moltissimo a comprendere quanto, che nelle prime cooperative di consumo avevano visto la possibilità, grazie all’acquisto di quantitativi più elevati di merci, di perseguire l’obiettivo comune di ottenere prezzi più bassi per tutto ciò che serviva alla loro sopravvivenza.

Possiamo immaginare che Ugo non fosse un bambino ricco e che i suoi genitori avessero capito velocemente che quel ragazzino possedeva una intelligenza non comune e per questo, a differenza di tanti suoi coetanei, che difficilmente arrivavano alla fine delle scuole elementari, si fossero impegnati per fargli conseguire la licenza primaria.

Ben presto quel ragazzo attento alle vite dei suoi poverissimi concittadini aveva compreso che esistevano idee, quelle socialiste, che erano le uniche ad interessarsi dei più poveri, degli sfruttati che, in quei tempi, erano la maggioranza nelle campagne ferraresi.

Di Ugo le forze dell’ordine avevano iniziato ad interessarsi presto, proprio a causa della sua attività politica e per questo lo sorvegliavano.

Il prefetto di Ferrara, nella scheda a sua firma che apre il fascicolo, redatta nel 1906, quando Lugli aveva solo 24 anni, lo descriveva come un uomo di grande intelligenza, sebbene avesse fatto le solo scuole elementari, con la fisionomia dello studente, forse per gli occhiali da miope, che mai aveva smesso di accrescere il proprio sapere “fornendosi un buon corredo di cognizioni” e che si guadagnava da vivere come impiegato presso la Congregazione di Carità di Bondeno.

Che fosse un uomo dotato di una personalità forte e di grande equilibrio si comprende con chiarezza sempre dalle pagine del suo fascicolo personale. 

E’ in un documento successivo, del 1911, sempre a firma dell’allora prefetto di Ferrara, che si legge che Lugli doveva essere considerato un idealista, però pacifico, considerato che egli “rifugge da qualsiasi atto di violenza e fa uso della sua influenza per indurre le masse a manifestare nelle forme pacifiche e legali le proprie aspirazioni”.

Egli, a non ancora trent’anni, metteva in evidenza la volontà di guidare quella popolazione attraverso un percorso di cambiamento e di crescita economica e sociale, invitandoli, però, all’uso di forme di protesta legali e, soprattutto, che non ne mettessero a rischio la sopravvivenza.

Nel 1921, l’anno dell’attacco furibondo del fascismo e dello squadrismo “agrario”, guidato da Italo Balbo, a riprova che la violenza fascista non era una forma di reazione contro avversari politici aggressivi, ma in realtà era un modo, che si rivelò particolarmente proficuo di terrorizzare gli appartenenti ad altri partiti, anche l’importante dirigente cooperativo venne fatto segno di intimidazioni e di aggressioni. 

I fascisti lo temevano per il ruolo centrale che egli aveva assunto nell’economia locale grazie alle sue capacità e al suo lavoro svolto ad altissimo livello nella cooperazione.

Per questo gli intimarono di lasciare il paese, temendo che egli potesse esercitare la propria autorevolezza durante le elezioni comunali. Egli si rifiutò e per questo venne bastonato. Il fatto si sarebbe ripetuto, e con gravi conseguenze, il 3 marzo 1922.

Ugo Lugli, nonostante avesse subito violenza, per la volontà fortissima di mantenere viva la cooperazione nel suo territorio difendendola dalle incapacità fasciste, accettò di diventare Segretario della Cooperativa di Produzione e Lavoro fascista di Bondeno. 

Un documento del 27 giugno 1930 a firma del prefetto di Ferrara, relativo alla possibilità di concedere a Lugli il passaporto che aveva richiesto, così lo descrive, mettendone in luce, sebbene convinto socialista, le capacità: “Lugli Ugo di Gaetano, segretario della Cooperativa di Produzione e Lavoro di Bondeno, per la quale gestisce direttamente terreni ed assume importanti opere di bonifica ed idraulica”.

E’ un documento importante che testimonia le qualità evidenti di un uomo che aveva portato la cooperazione bondenese a livelli floridi ed evidenzia, inoltre, la incapacità dei fascisti che si trovavano costretti ad accettare che un elemento chiaramente avverso al regime gestisse una realtà economica di tale importanza.

Nel 1945, dopo la fine della guerra, Ugo Lugli venne nominato dal CLN direttore generale dell’Unione Provinciale delle Cooperative.

Fu certamente la fine di un incubo per un uomo che aveva vissuto la sua intera esistenza facendo crescere, prosperare la cooperazione e l’economia del suo territorio e che per difendere questo patrimonio e questi valori  dal regime, pur essendone un avversarie indefesso, era rimasto al suo posto all’interno della Cooperativa di Produzione e Lavoro fascista di Bondeno.

La sua storia mostra certo la tempra dell’uomo, ma ancor più testimonia il valore di un ente, che nato dalla volontà di salvaguardia dei meno abbienti, nel secondo dopoguerra, si candidava ad essere, come effettivamente avvenne, come uno dei principali attori della crescita economica nazionale.

A.G.

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