Parco della Creatività
Storia di Paola Ducci, illustrazione di Mert Bozkurt

C’era un tempo, non troppo lontano, in cui l’area dell’ex A.M.C.M. a Modena, era un luogo dove la città faceva scorrere la sua energia. Era il cuore tecnico della città: qui si accendeva la luce che illuminava le case, sibilava il gas che scaldava le famiglie, si riparavano tram e filobus che attraversavano le vie come nervature mobili. Era un piccolo universo operativo, vivo e laborioso, fatto di turni, martelli, odore di ferro e carbone.

Poi, all’improvviso, il silenzio.

Nel 1995 le porte si chiusero, e le grandi strutture in mattoni rimasero immobili, come animali addormentati sotto la polvere. La palazzina degli uffici, l’ex centrale Enel, l’officina dei tram, continuarono a respirare piano, conservando le storie di chi vi aveva lavorato. Il quartiere Buon Pastore, intorno, nel frattempo, continuava ad espandersi, a vivere, a farsi più denso. Ma l’enorme vuoto urbano, carico di memoria industriale, rimase come una pausa sospesa nel tessuto della città.

Oggi quella pausa si ritorce, vibra, si apre. L’intervento di riqualificazione, di cui l’area è stata oggetto, sebbene ancora non sia completamente terminato, non ha voluto cancellare quel silenzio: anzi, ha voluto ridargli voce. Restituirgli senso. Fare di questa memoria una nuova linfa per la città.

Innumerevoli, lungo il corso degli anni, erano state le idee e le proposte che si erano alternate, ma mai erano arrivate ad essere esecutive. Poi però, come quasi sempre accade, arriva il progetto giusto, nel momento giusto e via, i lavori partono. Il progetto, che per le sue finalità diventa così un gesto di cura per quell’angolo di vecchia città, si accende con il nome di “Parco della creatività”. A firmarlo è lo studio Politecnica e lo Studio Arkè. Proprio l’arch. Maria Cristina Fregni di Politecnica lo definisce “un gesto di rigenerazione, non solo edilizia, ma urbana e sociale”. Le sue parole si traducono in fatti. L’obiettivo non è solo quello di rigenerare costruendo una palestra, o una nuova piazza pubblica, ma far nascere qualcosa che intrecci passato e futuro in un unico spazio urbano che racchiuda arti performative, culture urbane, patrimonio identitario, sport, aggregazione, mobilità dolce, abitare contemporaneo e commercio di qualità. Il tutto con un denominatore comune: la bellezza, l’utilità e la sostenibilità. Nel progetto esecutivo ogni nuovo volume dialoga con le preesistenze: le accompagna, le osserva senza sovrastarle, come ci si avvicina con rispetto a una vecchia macchina che ha lavorato per decenni e che ora diventa parte di una storia diversa. La gestione non facile delle acque e del sistema fognario dell’area, così come il ridisegno delle strade, i parcheggi seminterrati, e la nuova area abitativa, sorta in continuità con la piazza, concorrono a un’idea: “fare di questo frammento di Modena un nodo connettivo, un punto di cucitura tra passato e futuro, tra centro e periferia. Come se l’intervento urbano non fosse solo costruire –continua Fregni – ma ricomporre. Non progettare muri, ma immaginare relazioni.

La complessità e la responsabilità di agire per la trasformazione di un'area così ricca di memoria e di "sapere" richiedevano conoscenza del contesto locale e capacità di lavorare in sinergia con enti e attori diversi.

Non a caso ad una tale sfida hanno aderito imprese del mondo cooperativo (Politecnica, CMB e Coop Alleanza 3.0), imprese che hanno visto nel Parco della Creatività l’opportunità per riallacciare il legame con il territorio in cui sono nate e diventate globali, sostenendolo con un gesto concreto di presenza. Imprese che, proprio perché cooperative, sono abituate al lavoro corale, in cui non c’è velleità di primogenitura né spazio per protagonismi individuali, e che sanno affrontare la negoziazione tra le varie istanze come un modo per accrescere il valore del proprio lavoro”.

A pochi minuti da Piazza Grande, i pedoni ora possono raggiungere l’area per poi attraversarla su un asse che li guida, come un filo rosso, verso il cuore di questa nuova area rigenerata. Le rampe salgono, lasciando spazio ad un parcheggio seminterrato, le pavimentazioni cambiano quota, creando una dimensione urbana che sembra respirare, espandersi, aprirsi allo sguardo. Il quartiere non trova così soltanto un nuovo luogo, ma un nuovo ritmo che gruppetti di giovani contribuiscono a “suonare”, con la loro presenza, in chiacchiere e musica, sulle panchine della nuova e neonata agorà.

E tra rimessa e centrali, ecco nascere la “Piazza dei Binari”, ancora in fase di realizzazione. Uno spazio dinamico, con accesso da via Buon pastore, dove le tracce della vecchia filovia diventano memoria visibile, non nostalgia, ma fondamento di aggregazione contemporanea. Qui gli edifici storici, restaurati e reinventati che la circondano,

offrono cultura, teatro, creatività, e il verde dialoga con le sedute e con le pavimentazioni che accompagnano i passi.

Più a sud, l’ingresso da via Peretti apre un varco alla nuova dimensione civile del progetto: la “Piazza” più grande, spazio di attesa, di incontro, di preparazione allo spettacolo della città, o allo spettacolo a cui si può scegliere di assistere presso il nuovo “Teatro delle Passioni”. Una prima sala è già attiva, mentre la struttura principale aprirà con anche un ristorante panoramico. Il vecchio Teatro delle Passioni, amatissimo dai modenesi era situato poco lontano, dove un tempo c’erano le officine della vecchia filovia di Modena e dove nella primavera di quest’anno si è accesa una nuova insegna Coop. C’è chi ha sofferto questo passaggio, come i tecnici storici Fabrizio Orlandi e Raffaele Lello Formicone, legati a quel luogo “di calore umano e relazioni”. Ma il tempo sta curando il distacco e oggi Lello riconosce che “la scelta ha dato spazio a nuovi modi di vivere la città”.

Nel 2024 la piazza principale è stata dedicata alla famiglia Panini, simbolo modenese di creatività: dalle figurine all’editoria, fino alle collezioni d’auto e fotografia. Nell’estate 2025 è arrivata un’altra apertura: il rinnovato cinema estivo, che ha spostato l’ingresso su questo nuovo parco, guadagnando qualità e nuovi spazi per socialità e attività collaterali. “Ora c’è spazio per far giocare i bambini, per incontrarsi, per respirare una città aperta”, spiega Greta Barbolini, presidente Associazione Supercinema estivo Modena.

Oggi dove un tempo si accendeva la luce, si accendono le idee, dove correvano i binari, corrono le voci. Dove nascevano scintille di energia, nascono scintille di cultura. La città riprende ciò che aveva lasciato dormire: non lo risveglia come era, ma come può diventare. Il Parco della Creatività è un respiro antico che trova nuove parole, un passato che non si spegne, ma illumina ancora, come una lampada che, cambiata la corrente, continua a dare luce al futuro.

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