Le mascherine cooperative: l’intervista a Gianluca Verasani per conoscere da vicino il progetto di produzione promosso da Legacoop

Già da qualche settimana è partito un progetto di produzione di mascherine promosso da Legacoop: 12 cooperative associate, con capofila le Cooperativa CSC di San Cesario sul Panaro (MO) e la Coop sociale Progetto Quid di Verona, hanno riconvertito la produzione per rispondere in modo concreto e collaborativo all’emergenza sanitaria che ha investito il nostro Paese.

Per conoscere da vicino questa iniziativa, abbiamo fatto qualche domanda a Gianluca Verasani, responsabile del settore industriale di Legacoop Produzione e Servizi, che ha curato l’avvio del progetto.

Gianluca Verasani, ci racconti come è nato il progetto? Da chi è partita l’idea e come si è sviluppata?
Come in ogni storia di cooperazione, l’idea è nata da un gruppo di persone, in particolare da un confronto tra colleghi di Legacoop di diversi territori, come l’Emilia Ovest ed il Veneto, e dell’associazione nazionale Cooperative di Produzione e Servizi. Il tutto è partito da una cooperativa sociale di Verona, Progetto Quid, che aveva già sviluppato una mascherina chirurgica. A questa, grazie a un lavoro di facilitazione da parte di Legacoop, si sono affiancate altre cooperative toscane, venete, emiliano romagnole e calabresi. Uno dei problemi più difficili da risolvere è stata la necessità di lavorare da remoto: alcuni di noi non si sono mai conosciuti di persona, ci vediamo in videoconferenza con appuntamenti quotidiani e telefonicamente.

Come sono state scelte le 12 cooperative che aderiscono al progetto?
Il requisito di partenza era la capacità delle cooperative di riconvertirsi rapidamente a produrre qualcosa che non si era mai realizzato prima, per cui abbiamo chiamato alcuni colleghi delle organizzazioni regionali chiedendo quali cooperative avessero questa possibilità. Abbiamo quindi contattato camicerie, produttori di abbigliamento, cooperative sociali dotate di laboratori tessili ed una cooperativa di Reggio Emilia che produce la parte interna delle cravatte. Le cooperative hanno ricevuto un video tutorial con le istruzioni per realizzare le mascherine ed hanno ricevuto i materiali con i corrieri.

Per quanto riguarda le caratteristiche tecniche della mascherina, è presente una doppia protezione antigoccia e antimicrobica. Questo significa che queste mascherine proteggono sia in entrata sia in uscita?
Indossare mascherine chirurgiche protegge soprattutto gli altri, ma in questo caso il trattamento antimicrobico permette, seppur parzialmente, anche una protezione per chi la indossa. Si tratta di microscopici aculei che perforano la parete cellulare dei microorganismi che attraversano il tessuto, un po’ come lanciare un palloncino in un cespuglio spinoso. Il trattamento antigoccia invece blocca le goccioline che si espellono parlando, tossendo o stranutendo. Entrambi i trattamenti non sono visibili, per cui l’aspetto della mascherina è quello di un normale tessuto di cotone.

Forse l’aspetto più interessante di queste mascherine è che sono riutilizzabili per diverse decine di  volte: sicuramente un bel vantaggio in termini di costi, ma anche di sostenibilità ambientale… 
Questa mascherina è efficace fino a 100 lavaggi. Per capire la convenienza dal punto di vista del costo, basta dividere il prezzo per il numero dei lavaggi. Ma anche e soprattutto dal punto di vista ambientale il risparmio è davvero significativo. Il consumo di mascherine attualmente è molto alto, ma aumenterà al termine del lockdown, in quanto è molto probabile che l’utilizzo delle protezioni sarà una necessità. Purtroppo vediamo già immagini di mascherine abbandonate ovunque, che spesso finiscono in mare. Se consideriamo che una parte di queste è realizzata con microfibre sintetiche, il rischio di un grave danno ambientale è elevato.

Di che numeri stiamo parlando, in termini di capacità produttiva?
La prima fase del progetto prevedeva la realizzazione di 400.000 mascherine, che corrispondeva alla disponibilità del primo lotto di tessuto. L’obiettivo è stato raggiunto e superato, per cui siamo alla fase 2, con un obiettivo superiore al milione di pezzi realizzabili. Le cooperative sono in grado di produrre, nei propri laboratori, diverse decine di migliaia di pezzi al giorno.

A chi si rivolge principalmente questo progetto? 
Le mascherine sono attualmente commercializzate direttamente da Progetto Quid e da altre due cooperative: Arbizzi di Reggio Emilia e CSC di Modena. Tutte queste imprese possono vendere sia ad imprese sia a privati cittadini. CSC dispone di un sito sul quale è presente una piattaforma di e-commerce attraverso la quale è possibile acquistare on-line.

In cosa queste mascherine si differenziano da altre in commercio?
Alcune caratteristiche sono già state descritte, come l’utilizzo di fibre naturali ed il reimpiego dopo il lavaggio e lo stiro, ma credo che ci sia un altro elemento importante da sottolineare. Queste mascherine vengono totalmente realizzate in Italia, da imprese che applicano regolari contratti di lavoro per i propri soci e dipendenti e pagano tasse e contributi. Non solo: i laboratori applicano tutte le norme sulla sicurezza sul lavoro ed i protocolli antiCOVID19, come il distanziamento sociale, l’utilizzo di DPI e la sanificazione dei locali. Sono garanzie in più che danno a questo prodotto ulteriore valore sanitario, commerciale ed etico.

*DOMANDA E RISPOSTA*

Di quale tipologia di mascherina si tratta?
La mascherina è di tipo chirurgico, è composta per il 97% da cotone e per il 3% da elastan, per l’elastico. I trattamenti sono due: uno antimicrobico, in grado di perforare la parete cellulare dei microorganismi che l’attraversano sia in entrata sia in uscita, ed antigoccia, in grado di fermare le goccioline che vengono espulse anche semplicemente parlando. Questo ultimo trattamento si riattiva dopo ogni lavaggio semplicemente stirando la mascherina in entrambi i lati.

La mascherina è certificata?
La mascherina è stata dichiarata rispondente alle norme UNI EN 14683:2019 e UNI EN ISO 10993-1:2010 dall’Istituto Superiore della Sanità in data 16/04/2020. E’ quindi un dispositivo medico.

Quante volte può essere riutilizzata e come deve essere lavata?
Attualmente la mascherina è stata sottoposta a 20 lavaggi (certificata per 15) e sono in corso le prove con 60 lavaggi (certificabile per 50), ma il tessuto viene dichiarato dal fornitore resistente a 100 lavaggi.

Come posso smaltire in sicurezza la mascherina una volta che ha terminato i propri “cicli”?
Se la mascherina viene utilizzata in ambiente lavorativo deve essere smaltita come rifiuto speciale, seguendo le procedure previste per i rifiuti industriali, se invece viene utilizzata da un privato cittadino deve essere riposta nella sua confezione e smaltita tra i rifiuti indifferenziati, ma sono allo studio anche ipotesi di noleggio per le aziende, con ritiro per il lavaggio e lo stiro e la successiva riconsegna.

Dove posso acquistare le mascherine?
Le mascherine sono acquistabili direttamente dalle cooperative che producono o commercializzano le mascherine:

info@arbizzi.it

chantal.marchetti@progettoquid.it 

a.vicini@csc-italy.com

oppure dal sito www.csc-italy.com

Posso trovare le mascherine anche in farmacia o al supermercato?
Sono in corso contatti con diverse catene della grande distribuzione ed attualmente sono disponibili presso le farmacie di Campogalliano e Soliera (MO), ma la rete commerciale è in rapida espansione, grazie alle caratteristiche ed all’apprezzamento del prodotto.

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