Ufficio innovazione e sviluppo sostenibile di Legacoop Estense: l’intervista all’ingegnere ambientale Chiara Pederzini, nostra nuova collaboratrice

Un nuovo ufficio interamente dedicato a innovazione e sviluppo sostenibile, per analizzare il livello di maturità e il fabbisogno delle cooperative associate e facilitare processi di sviluppo. È il nuovo progetto di Legacoop Estense, finanziato grazie a un bando della Camera di Commercio di Modena, che prevede, in collaborazione con Innovacoop e Democenter, l’inserimento di una figura professionale che supporterà le cooperative associate nei processi di innovazione verso digitalizzazione e sviluppo sostenibile. Dopo un percorso di analisi e check-up, verranno messe in campo progettualità in collegamento con Università e centri di ricerca.

Per il ruolo è stata individuata l’ingegnere ambientale Chiara Pederzini, a cui abbiamo fatto qualche domanda.

Chiara Pederzini, sei da pochissimo entrata in squadra Legacoop Estense per gestire il nuovo ufficio innovazione e sviluppo sostenibile. Cominciamo con le presentazioni?

Sono un ingegnere ambientale, laureata presso l’Università di Modena e Reggio Emilia. In particolare, mi sono specializzata in fonti di energia rinnovabile e risparmio ed efficienza energetica, anche grazie ad una esperienza lavorativa in Francia.

Dal 2010 ho lavorato all’interno della Fondazione Democenter-Sipe – centro di innovazione e trasferimento tecnologico della Rete Alta Tecnologia della Regione Emilia-Romagna – svolgendo attività di Project Management per la scrittura e l’implementazione di progetti Europei su tematiche tecnico-scientifiche (agroalimentare, ambiente, urbanistica, tessile, sociale). Ho sviluppato inoltre esperienza nella scrittura, gestione e rendicontazione di progetti finanziati nell’ambito di Bandi Regionali con Centri di Ricerca e Università.

Ho supportato l’area «creazione di impresa» nella gestione del Tecnopolo di Modena, dell’incubatore Knowbel di Spilamberto e del Makers Modena Fab Lab. Sono tutor di ICARO UNIMORE, progetto sperimentale che forma ed allena gli studenti all’innovazione e all’imprenditività attraverso utilizzo di tecniche come il design thinking e l’open innovation.

Mi piace viaggiare e conoscere nuove realtà, per apprezzare ancora di più quella in cui vivo. Ho avuto la fortuna di viaggiare l’Europa per lavoro quando coordinavo progetti EU e di avere una famiglia sparsa per il mondo: mia mamma è francese quindi metà della mia famiglia è in Francia tra Lyon e Cannes, ho un cugino che vive in Thailandia e una cugina che vive a New York.

Negli ultimi 5 anni sono stata assessore di Campogalliano. Questa esperienza, che si sta avviando a conclusione, mi ha appassionata molto e mi ha permesso di capire le difficoltà di amministrare una città, dovendo prendere decisioni importanti per la comunità e assumersene la responsabilità.

 

Come è avvenuto l’incontro con Legacoop Estense e cosa trovi più stimolante di questa nuova sfida?

L’incontro è avvenuto tramite Democenter: Legacoop e Innovacoop cercavano un profilo simile al mio, che potesse coniugare competenza tecnica e conoscenza dell’ecosistema dell’innovazione regionale, nazionale ed europeo. Spesso quando si parla di innovazione si rischia di sembrare poco concreti: esistono numerosi enti, bandi, progetti che ruotano attorno alle tematiche d’innovazione, ma spesso c’è tanta confusione e poca applicabilità; i progetti rischiano di essere fumosi e le imprese di non vederne alcun valore aggiunto.

Questa nuova sfida mi permette di applicare le capacità fino ad oggi acquisite in un contesto nuovo e stimolante: mi appassiona molto l’idea di creare progettualità e poter essere concretamente utile a chi lavora tutti i giorni per creare posti di lavoro e benessere diffuso, perseguendo valori condivisi.

 

Prima di questa esperienza, non avevi avuto occasione di conoscere da vicino il mondo cooperativo. Quali aspetti ti hanno colpita, a primo impatto?

Due cose: i valori e la passione della gente.

Partiamo dal primo aspetto. I miei valori sono figli e sintesi del contesto famigliare in cui sono cresciuta: mia mamma è un’insegnante, ambientalista, impegnata nella difesa dei diritti delle donne e un po’ sessantottina; mio papà, ora pensionato, era un operaio metalmeccanico; i miei nonni italiani erano partigiani e contadini; la nonna francese cristiana praticante e “di sinistra”, mentre mio nonno francese è stato deportato in Polonia in un campo di lavoro, in cui è riuscito a sopravvivere grazie alle sue capacità da meccanico autodidatta, alla conoscenza del polacco e all’amore per la natura.

Insomma, mi ha sorpreso piacevolmente avere conferma che esiste un mondo più che strutturato in cui i valori che già erano miei sono codificati e creano benessere per l’intera comunità.

Per quanto riguarda la passione, le persone che ho conosciuto in queste settimane, dai colleghi ai cooperatori, mi hanno trasmesso energia positiva, fiducia nel futuro e passione per quello che stanno facendo… questo entusiasmo mi sta contagiando.

 

Quale contributo pensi di riuscire a portare con questo nuovo progetto?

Vorrei mettere a valore le realtà cooperative virtuose che già esistono sul territorio: mi piacerebbe facilitare i processi di innovazione che già sono in essere nelle cooperative, anche se a volte loro stesse non ne sono consapevoli.

Vorrei infatti trovare gli strumenti (tra cui supporti finanziari, contatti, competenze specifiche e buone pratiche) per supportare le progettualità. A volte la distanza tra i soggetti che devono fare innovazione e i soggetti che la devono supportare è solo questione di linguaggi differenti: il mio lavoro sarà quello di traduttrice, per fare “da ponte” tra queste realtà, esplicitando i bisogni e le esigenze delle cooperative e trovando soluzioni.

 

Attorno al tema dello sviluppo sostenibile Legacoop Estense ha impostato, negli ultimi anni, parte della propria mission. L’ultimo congresso e la precedente assemblea annuale hanno avuto lo sviluppo sostenibile come proprio focus, sulla scia del lavoro portato avanti da Asvis. Per te cosa significa principalmente sviluppo sostenibile?

Non posso fare a meno di citare nuovamente la mia famiglia e l’educazione che mi è stata data: fin da piccola sono cresciuta in un contesto particolarmente sensibile ai temi del rispetto per l’ambiente, della mobilità sostenibile, del risparmio energetico e della riduzione dei rifiuti. Quindi sentire definire oggi, nel 2019, queste tematiche come “urgenti e prioritarie” un po’ mi lascia stupita: per me lo sono da sempre.

A mio parere lo sviluppo sostenibile è una mentalità e un approccio alle cose: non più riciclo ma recupero; non più mobilità sostenibile ma ambienti urbani progettati in modo da incentivare il trasporto leggero; non più risparmio energetico ma valorizzazione delle risorse. E, se mi concedete, un po’ meno consumismo e superficialità… ma nessun estremismo! Si tratta solo di una visione olistica ed equilibrata che permetta uno sviluppo appunto sostenibile e che, soprattutto, dia le stesse opportunità di crescita a tutti.

 

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