Legacoop: “dall’economia criminale un freno allo sviluppo”. Oggi a Modena il convegno di Anac, Prefettura e Cooperazione

Una perdita netta in termini fiscali e previdenziali di oltre 750 milioni di euro l’anno; oltre 120 mila lavoratori all’interno di false cooperative di servizi (logistica, facchinaggio, pulizie, multiservice), che operano in un limbo non monitorato, senza tutele o con garanzie parziali: sono i numeri della concorrenza distorsiva delle regole, un mondo di illegalità che causa danni alla buona cooperazione, tanto che oltre 4 mila cooperative legali corrono il rischio di morire proprio a causa della concorrenza criminale delle false cooperative.

Costi elevati, meno investimenti esteri e ricadute occupazionali sono in sintesi le conseguenze per le imprese che operano illegalmente. Nelle economie avanzate la corruzione non rappresenta soltanto un danno economico diretto per lo Stato, ma insieme alla cattiva burocrazia si trasforma in un freno allo sviluppo dal momento che altera la libera concorrenza e blocca l’innovazione tecnologica. L’illegalità colpisce dunque alle fondamenta la competitività del sistema Paese, ma anche la cultura e le sue istituzioni in un rapporto simbiotico con la burocrazia parassitaria.

Tra le priorità riguardo la lotta alle illegalità un primo passo da parte di Legacoop insieme a Confcooperative e AGCI è stata proprio la campagna di raccolta firme contro le false cooperative, imprese che utilizzando in modo improprio la forma cooperativa inquinano il mercato offrendosi a prezzi più bassi di quelle che agiscono correttamente rispettando i diritti di chi lavora: pagano meno i lavoratori, non adottano le misure di sicurezza nei posti di lavoro, spesso eludono il fisco chiudendo e riaprendo le attività sotto un nuovo nome.  Risultato delle campagna: un disegno di legge del Senato per contrastare il fenomeno delle false cooperative.

Di questo tema, dei costi della corruzione e dell’impatto sulle imprese si è parlato oggi alla tavola rotonda “ANAC Prefettura di Modena, Cooperazione: collaborazioni istituzionali per il ripristino dei presidi  di legalità e per la salvaguardia dell’occupazione” promossa da Legacoop Nazionale, alla quale hanno partecipato il Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Giuliano Poletti, il Presidente dell’ANAC Raffaele Cantone, Barbara Coccagna dello Staff dell’ANAC, Mauro Gori, Presidente di CPL Concordia il Prefetto di Modena Michele di Bari, il sindaco di Modena Giancarlo Muzzarelli e Stefano Bonaccini, Presidente della Giunta della Regione Emilia Romagna.

Nell’ambito della giornata è stato ricordato il caso di CPL Concordia gruppo cooperativo multiutility, attivo in Italia e all’estero, nei settori oil&gas, energia, acqua, fonti rinnovabili, information & communication technologies i cui dirigenti furono accusati di corruzione e concorso esterno in associazione mafiosa. Dopo cinque mesi di black list, durante i quali è stata disposta l’amministrazione commissariale, dall’Ottobre 2015 la Cooperativa è stata riammessa in white list ed è nuovamente operativa sul mercato. La riammissione  è avvenuta in seguito all’adozione di misure di riorganizzazione e di totale rinnovamento della governance e degli organi di controllo, alla revisione del modello organizzativo e delle procedure aziendali, e all’approvazione di misure di discontinuità e di dissociazione nei confronti dei soggetti coinvolti dalle indagini.

La lotta contro le false cooperative, ancor prima che un dato economico, è un dato di civiltà sociale, di opposizione all’illegalità per un mercato pulito e trasparente. – dichiara Mauro Lusetti, Presidente di Legacoop NazionaleCorruzione, diffusione del sommerso, criminalità e altre forme di irregolarità del tessuto imprenditoriale rappresentano il principale ostacolo alla crescita economico sociale del nostro Paese. Senza legalità non ci può essere impresa sana e la competitività viene inesorabilmente intaccata, senza contare le ripercussioni dirette e indirette sulla comunità sociale, sulla cultura e sulle istituzioni.

Dobbiamo uscire quindi da questa logica in cui siamo attanagliati fra il danno di perdere un appalto perché non siamo disponibili a pagare tangenti e la vergogna che ci deriva dall’aver perso la reputazione perché qualcuno delle nostre cooperative ha commesso un reato. – prosegue il Presidente – Dobbiamo farlo chiedendo un mercato pulito e trasparente, lavorando assieme alla parte buona dell’economia e chiedendo alle istituzioni che prendano quei provvedimenti che possano mettere nelle condizioni gli operatori economici e la cooperazione di operare in maniera trasparente, agendo sulla base delle competenze, dei saperi, delle capacità professionali, dei talenti e non sulla base dei favori e delle pretese”.

Stimare i costi per le imprese indotti da tali distorsioni del libero mercato è faccenda complessa che ha ripercussioni economiche, lavorative e per il territorio. Noi purtroppo le stiamo scontando sulla nostra pelle – sottolinea Mauro Gori Presidente di CPL Concordia anche se difficilmente quantificabili in termini economici gli effetti sono notevoli. Abbiamo stimato infatti un costo della crisi reputazionale di CPL Concordia di circa 180 milioni di euro su base pluriennale. Anche i lavoratori e il territorio hanno scontato questa piaga. Nel solo 2015,ad esempio, il monte salari versato ai dipendenti CPL residenti in provincia di Modena è diminuito del 13,5% mentre gli acquisti di beni e servizi prodotti da aziende modenesi è diminuito del 12,5%. Ora però intendiamo dimostrare che la legalità rappresenta per CPL un vantaggio competitivo sul mercato”.

 

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Photo©baracchi/campanini

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