Cosa sono i WBO

1. Che cos'è un WBO?

Con il termine workers buyout o “impresa recuperata” si intendono le cooperative nate per iniziativa di dipendenti che rilevano l’azienda – o un ramo di essa – e riescono in questo modo a mantenere un’attività produttiva, altrimenti destinata alla chiusura, e il proprio posto di lavoro.
Questo modello, di grande attualità in questa fase di crisi economica, può trovare attuazione non solo in casi di crisi aziendale o processi di ristrutturazione, ma anche a fronte di difficili ricambi generazionali nelle imprese familiari.
I processi di WBO che vanno a buon fine consentono di evitare la disoccupazione e, talvolta, di creare nuova occupazione; preservano ricchezza, professionalità e competenze; mantengono unità produttive sul territorio, al fine di sostenerne lo sviluppo.

2. Cosa possono fare i lavoratori

Una crisi aziendale, la volontà dell’imprenditorie di cedere l’azienda per cambiare business, il pensionamento di un imprenditore senza figli a cui lasciare la guida dell’azienda… possono essere svariate le ragioni che portano i lavoratori di un’impresa a valutare un’ipotesi spesso inaspettata: indossare le vesti di imprenditori cooperativi, passando da semplici dipendenti a gestori dell’azienda. Una scelta di responsabilità e partecipazione, che vede i lavoratori crescere in un percorso di affiancamento insieme ad associazioni di categoria, sindacati, istituzioni, finanziatori, con un obiettivo comune: la salvaguardia del lavoro e lo sviluppo del territorio.

L’Italia è l’unico Paese al mondo che, attraverso un’apposita legge – la legge Marcora del 1985, recentemente rifinanziata – disciplina e favorisce, anche economicamente, la costituzione di Workers Buyout, in virtù dell’efficacia e utilità di questa soluzione. Il fondo istituito dalla legge è gestito da CFI, Cooperazione Finanza e Impresa, una società costituita dal Ministero dello Sviluppo Economico su iniziativa delle tre centrali cooperative.

3. Cosa fa Legacoop

Le strutture territoriali di Legacoop, in accordo con i sindacati, supportano i lavoratori e futuri soci nella valutazione economica e sociale del progetto e, in caso di fattibilità, li accompagnano nel reperimento delle risorse finanziarie.
I lavoratori possono ottenere dall’Inps l’anticipazione della mobilità, Aspi o NASPI, a condizione di re-investirla tutta come socio lavoratore nel capitale sociale di una società cooperativa di lavoro.
Il capitale sociale versato dai lavoratori viene raddoppiato da Coopfond, il fondo mutualistico di Legacoop, e da CFI, il Fondo partecipato dal Ministero dello Sviluppo Economico e dalle centrali cooperative. Le operazioni di WBO, quindi, trasformano gli ammortizzatori sociali da politiche di welfare a politiche attive del lavoro: producono reddito, occupazione e generano entrate fiscali.

Legacoop ha sostenuto dall’inizio della crisi in Italia 75 workers buyout, che hanno coinvolto oltre 1.500 soci e salvato oltre 1.700 posti di lavoro. Queste imprese hanno messo in moto, grazie al contributo di Coopfond e CFI e all’impegno dei soci, investimenti per oltre 56 milioni di euro.

COOPFOND
Coopfond, il fondo mutualistico di Legacoop, è uno strumento fondamentale per la promozione e lo sviluppo della cooperazione. Il fondo è alimentato dal versamento del 3% degli utili realizzati dalle cooperative e dai patrimoni residui delle cooperative poste in liquidazione.
Il sistema dei Fondi Mutualistici delle centrali cooperative opera per promuovere, rafforzare ed estendere la presenza cooperativa all’interno del sistema economico nazionale, sia con un crescente numero di cooperative, sia con il rafforzamento di quelle esistenti, oltre a contribuire all’incremento della dimensione media dell’impresa cooperativa, sostenendo tutte le possibili forme d’integrazione.

Per approfondire: www.coopfond.it

CFI (Cooperazione Finanza Impresa) è una società cooperativa che opera dal 1986 per la promozione delle imprese cooperative di produzione e lavoro e delle cooperative sociali. È partecipata dal Ministero dello Sviluppo Economico come socio di maggioranza, da Invitalia Spa e da 270 imprese cooperative. Nella sua funzione di investitore istituzionale partecipa al capitale sociale delle imprese ed eroga finanziamenti finalizzati a piani di investimento, con l’obiettivo di creare valore, salvaguardare e incrementare l’occupazione. CFI aderisce alle organizzazioni cooperative nazionali Agci, Confcooperative e Legacoop e collabora stabilmente con i loro Fondi Mutualistici.
CFI gestisce i fondi della cosiddetta legge Marcora, approvata nel 1985 e poi modificata nel 2001, che disciplina e favorisce la costituzione dei workers buyout. La legge prevede contributi statali che possono essere pari alla quota versata dai lavoratori, ma devono essere restituiti entro un periodo di 7-10 anni. La legge consente inoltre alla società di avere uno o più soci finanziatori come membro della cooperativa per l’intera durata dell’investimento.

Per approfondimenti: www.cfi.it

4. WBO sul Territorio

Negli ultimi anni, in Emilia-Romagna il working buyout ha creato 25 nuove cooperative e ha salvato oltre 600 posti di lavoro. L’esperienza ha riguardato diversi settori produttivi: il 64% nell’industria, 12% nell’edilizia, il 16% nel settore dei servizi e l’8% nel commercio.
In particolare le cooperative aderenti a Legacoop Estense e nate da operazioni di WBO sono 6, danno lavoro a circa 200 persone, di cui la maggioranza (il 90%) sono soci che hanno investito nella cooperativa la propria indennità di mobilità. La metà di queste cooperative ha già raggiunto i 6 anni di vita e alcune hanno già avviato percorsi di internazionalizzazione. Per la loro costituzione sono stati necessari oltre 6 milioni di euro, tra capitale dei soci, di CFI, Coopfond e delle finanziarie territoriali. Inoltre è stato fondamentale il rapporto con gli Istituti di credito più vicini al movimento cooperativo, come Unipol Banca e Banca Popolare Etica.