Andare oltre i confini provinciali e più collaborazione pubblico privato. La proposta di Legacoop Estense alla Consulta per l’economia della provincia di Ferrara

Lo scorso 5 ottobre a Ferrara si è tenuta la Consulta provinciale dell’economia, per ragionare con tutte le parti sociali sulle prospettive economiche e occupazionali della provincia. In quell’occasione, il presidente di Legacoop Estense Andrea Benini è intervenuto per chiarire la posizione di Legacoop. Di seguito, il contributo inviato alla stampa.

Si deve partire dai dati demografici ed economici della nostra provincia per ragionare realisticamente del futuro. Molti anziani e bassa percentuale di popolazione attiva; una buona qualità della vita, vocazioni produttive diversificate e alcuni settori in crescita, ma con una maggioranza di piccole imprese poco patrimonializzate e internazionalizzate; un terzo della forza lavoro pendolare verso Bologna, Padova e Modena, dato che non va visto come un problema ma va affrontato con infrastrutture e servizi adeguati. Anche per questo, come Legacoop e Alleanza delle cooperative abbiamo condiviso la scelta di Tagliani, Muzzarelli e Merola di andare oltre i confini provinciali e sottoscrivere un patto per una strategia comune di sviluppo tra Ferrara, Modena e Bologna, una scelta da rafforzare.

Per quanto riguarda il fronte interno, a Ferrara è necessario sostenere e consolidare lo sviluppo dell’imprenditoria locale e coordinare i diversi strumenti pubblici e privati. Pertanto in sede di consulta abbiamo richiamato la necessità di raccordare gli strumenti di programmazione economica già in essere: patti per il lavoro, fondi europei, piano di riorganizzazione dei servizi socio-sanitari, opportunità legate all’industria culturale. Il patto con la Regione deve avere l’obiettivo di riallineare l’economia ferrarese con quella del resto dell’Emilia centrale. Il riconoscimento di Ferrara come area di crisi industriale complessa può essere un’opportunità, ma non deve essere attesa come la soluzione calata dall’alto ai nostri problemi.

Tutte le associazioni di categoria di Ferrara hanno sottoscritto il piano di sviluppo della Camera di commercio, che individua anche varie tipologie di bandi su cui far convergere risorse pubbliche e private: un modello di riferimento è il bando per l’insediamento di nuove imprese, che favorisce chi crea più posti di lavoro e ha già funzionato a Ferrara e a Comacchio. In questa direzione è utile sperimentare con maggior coraggio le possibilità di partenariato pubblico-privato che il Codice degli Appalti e delle concessioni mette a disposizione e aprire il capitale di Sipro alle imprese e all’Università.

Perché tutto questo abbia efficacia, è necessario anche difendere il lavoro e l’imprenditoria, cioè perseguire chi opera fuori dalla legalità, chiarire bene la differenza tra le attività che può svolgere il volontariato gratuito e quelle che deve svolgere il lavoro retribuito, riattivare l’osservatorio sugli appalti e procedere con l’avviso comune proposto dalla Prefettura. Si sente inoltre il bisogno di politiche attive del lavoro più efficaci, con ricadute più decise di quelle che sta avendo oggi l’Agenzia regionale del Lavoro su Ferrara.

Infine le cooperative vogliono dare un contributo diretto e hanno scelto di investire a Ferrara anche nel 2018: risorse per le startup cooperative e workers buyout (imprese salvate dai lavoratori) non solo economiche ma anche di consulenza e affiancamento; sostegno a progetti di aggregazione, filiera e rete, per le imprese che decidono di cooperare nel territorio per poter meglio competere su mercati più ampi; progetti di contrasto della povertà e rafforzamento dei legami sociali. Siamo inoltre disponibili a ragionare con i sindacati in merito alla proposta di potenziare i servizi di welfare aziendale per creare un volano economico in questo settore.

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